Come cambieranno gli equilibri politici italiani dopo lo scoppio della guerra in Ucraina? In queste ore l’agenda politica è in predicato di essere stravolta dalle drammatiche notizie che giungono dall’Ucraina, che nella notte ha subìto l’invasione delle forze armate russe. Vedremo nelle prossime settimane se – e in che modo – questo nuovo “cigno nero” avrà impatto sui rapporti di forza nella politica italiana. Per oggi, con la nostra Supermedia, registriamo lo stato di salute delle forze politiche nel momento dello scoppio di questa nuova guerra: è su questa fotografia che andremo a misurare le (eventuali) evoluzioni delle settimane che verranno.
Confermando la tendenza delle ultime settimane, il Partito Democratico è in testa con il 21,4% (in lieve crescita rispetto a due settimane fa) con un vantaggio di oltre un punto su Fratelli d’Italia, stabile al 20,3%. Perdono ancora terreno sia la Lega che il Movimento 5 Stelle, che fanno registrare – entrambi – i loro peggiori risultati da inizio legislatura, con il 17,1% e il 14,0% rispettivamente.
Dietro i primi 4 partiti, si mantiene tonica Forza Italia (8,4%) che a questo punto, possiamo dire, pare non aver subìto troppi contraccolpi per la mancata elezione di Silvio Berlusconi al Quirinale. La federazione tra Azione e Più Europa (4,5%) è l’unico altro soggetto a mantenersi stabilmente sopra la soglia del 3%, attuale soglia di sbarramento prevista dalla legge elettorale in vigore.
Se per la Lega si può parlare di una tendenza di lungo periodo (in corso da oltre due anni) di perdita lenta ma costante di consensi in favore – principalmente – di Fratelli d’Italia, quello del M5S è invece solo l’ennesimo momento di crisi: non è la prima volta che i pentastellati scendono al di sotto del 15% negli ultimi anni, per poi riguadagnare qualche punto e infine riprendere lentamente a calare in seguito.
Era già successo esattamente due anni fa, alla vigilia dello scoppio della pandemia, e poi ancora l’anno scorso in occasione dell’avvicendamento a Palazzo Chigi tra Giuseppe Conte e Mario Draghi; nel primo caso, a risollevare i consensi per il M5S fu lo scoppio dell’emergenza sanitaria e l’effetto “rally around the flag” intorno al Governo, e in particolare alla figura di Conte; nel secondo, furono le dimissioni di Zingaretti e la contestuale formalizzazione della leadership di Conte a causare un piccolo travaso di consensi (dal PD al M5S) che risollevarono, per qualche tempo, i voti “virtuali” dei grillini.
Oggi, proprio la messa in discussione della leadership dell’ex premier – sul piano politico con la sfida interna portata da Di Maio, e su quello giuridico con la sentenza del Tribunale di Napoli – sembra aver causato un nuovo momento di crisi.
Tutto questo potrebbe, ancora una volta, cambiare radicalmente nell’immediato futuro, insieme con tutto il quadro generale. La grande incognita stavolta è costituita dagli sviluppi della crisi in Ucraina, che potrebbe avere conseguenze difficilmente immaginabili su molteplici fronti: economici (si pensi al prezzo del gas, già alle stelle), ma anche politici, con una diplomazia europea messa alla prova come mai accaduto finora.
Per il momento, sappiamo come la pensano sul tema i governi europei (compreso il nostro), ma non sappiamo se all’interno di ciascun Paese vi sarà la coesione necessaria a fronteggiare una situazione di questo tipo. Le prime avvisaglie che stiamo avendo in Italia sembrano autorizzare più di qualche sospetto sulla maturità che le forze politiche dovrebbero dimostrare.
Ma come la pensano, invece, i cittadini?
Anche nei giorni che hanno preceduto l’invasione vera e propria, infatti, era chiaro che un conflitto fosse imminente, e questo ha indotto gli istituti di sondaggio a indagare le opinioni degli italiani. Da queste – primissime – indagini emerge chiaramente innanzitutto come la principale fonte di preoccupazione derivi dal fatto stesso che si tratti di una guerra nel cuore dell’Europa, con tutte le conseguenze (innanzitutto materiali) per i civili coinvolti.
La pensa così il 59% degli intervistati da Ipsos. Nell’inchiesta svolta da SWG, inoltre, ben il 71% degli italiani si dice preoccupato dalla possibilità che questa crisi possa sfociare in una guerra aperta che coinvolga altri paesi europei, e persino gli Stati Uniti.
Anche prima dell’invasione vera e propria messa in atto dalla Russia nelle ultime ore, comunque, dal sondaggio di SWG era già emerso come il principale responsabile di questa crisi fosse proprio il paese guidato da Vladimir Putin, “bocciato” dal 70% degli intervistati (in un contesto, però, in cui nessuno degli altri attori ne esce bene, essendo tutti ben al di sotto della sufficienza nella media dei giudizi degli italiani interpellati).
Nel complesso, un’indagine svolta in 8 paesi europei mostra come gli italiani siano comunque i più “pacifisti”: ben il 53% – la maggioranza assoluta – infatti auspica che la difesa dell’Ucraina da parte dei paesi terzi venga attuata esclusivamente tramite azioni diplomatiche, mentre il 18% preferirebbe un’azione militare.
In tutti gli altri paesi in cui è stata svolta questa inchiesta (Germania, Francia, Spagna, Polonia, Grecia, Olanda e Portogallo) si registrano percentuali inferiori di favorevoli alla diplomazia – che resta però sempre l’opzione preferita, sia pure dalla maggioranza relativa – e percentuali superiori a favore dell’intervento armato. E questo è proprio uno degli elementi che potrebbero certamente cambiare nelle prossime settimane, o forse persino nei prossimi giorni.