Le aziende presenti sul giubbotto di Salvini in Polonia si ribellano: "Non era autorizzato"
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Le aziende presenti sul giubbotto di Salvini in Polonia si ribellano: "Non era autorizzato"

Alcune delle società presenti sulla giacca non hanno gradito la visibilità, e alcune di loro si sono apertamente dissociate da quanto accaduto, ribadendo la propria opposizione alla guerra.

Le aziende presenti sul giubbotto di Salvini in Polonia si ribellano: "Non era autorizzato"
Salvini in Polonia
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9 Marzo 2022 - 15.44


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La figuraccia di Salvini a Przemysl, dove è stato sbeffeggiato dal sindaco (di destra, sebbene Salvini dica il contrario) che ha rifiutato di riceverlo e ha mostrato al mondo la maglietta con la faccia di Putin che Salvini indossava a Mosca, non accenna ad attenuarsi. 

La nuova polemica è legata al giubbotto: in molti hanno notato che Salvini indossava un giubbotto pieno di loghi e di marchi di quelli che sembrano sponsor. Tra le imprese che campeggiano sul giubbotto ci sono società per lo più del Nord Italia ma qualche brand nazionale: possiamo riconoscere ad esempio i loghi di Iperal, Tigros, Poliform, Co.ge.fin., Flexform, Agenzia Yes, Betacryl, Dellorto, Colmar e Audi. Presente anche il marchio Areu, Agenzia regionale emergenza urgenza in Lombardia.

Ma a qualcuno è venuto in mente di chiedersi se quegli sponsor sapessero di essere sul giubbotto di Salvini. La risposta, prevedibilmente, è no: tanto che alcune delle società presenti sulla giacca non hanno gradito la visibilità, e alcune di loro si sono apertamente dissociate da quanto accaduto, ribadendo la propria opposizione alla guerra.

Salvini ha dichiarato che il giubbotto appartiene alla “Cancro Primo Aiuto Onlus (Cpa), un’associazione attiva nel campo delle malattie oncologiche, non riconducibile al capo della Lega, che invece è partito per la Polonia insieme alla fondazione “Ripartiamo Onlus” di Francesca Chaoqui (balzata alle cronache per essere stata coinvolta nel processo Vatileaks).

Salvini sostiene di avere indossato la giacca di “Cancro Primo Aiuto Onlus” in segno di sostegno all’associazione “che da anni offre assistenza gratuita a migliaia di famiglie che hanno il cancro in casa, regalano mezzi e strumenti a ospedali e Croce Rossa, offrono un contributo per le parrucche alle donne operate di tumore”.

Sarà: ma alcune delle aziende i cui loghi erano presenti sul giubbotto si sono ribellate, come ad esempio Audi e Colmar: Audi  ha diramato una nota in cui dichiara “In merito a quanto erroneamente evidenziato a mezzo social circa l’associazione del marchio Audi alle esternazioni, passate, presenti o future di una rappresentanza politica italiana, Audi Italia rimarca con fermezza la piena adesione alle regole di compliance del Gruppo Volkswagen che impediscono qualsiasi forma di promozione o sponsorizzazione di personalità politiche. Audi Italia unitamente a Volkswagen Group Italia conferma inoltre la propria assoluta opposizione alla guerra in ogni sua forma”.

Stesso discorso per Colmar:  il brand di abbigliamento outdoor ha fatto sapere: “In merito a quanto emerso a mezzo social circa l’associazione erronea del marchio Colmar alle esternazioni, di una rappresentanza della politica italiana, Colmar rimarca la propria opposizione a qualsiasi forma di promozione o sponsorizzazione di personalità politiche italiane ed estere e di qualsiasi loro esternazione passata, presente o futura. Colmar afferma la propria assoluta opposizione alla guerra in ogni sua forma”.

Non finisce qui: anche Areu ha diramato una nota molto arrabbiata in cui si legge: “Le lavoratrici ed i lavoratori dell’AREU iscritti ad ADL Cobas si dissociano dalla vergognosa operazione di Salvini in Polonia; denunciano e chiedono giustificazioni al presidente AREU Alberto Zoli ed ai consiglieri Regionali su come sia stato possibile che una persona senza alcun  titolo regionale per indossare la nostra divisa, abbia utilizzato AREU per propri interessi personali”.

“Cosa gravissima considerato che quei giubbotti vengono indossati da lavoratrici e lavoratori per eseguire operazioni molto più meritevoli, come ad esempio  accogliere e trasportare i pazienti oncologici pediatrici provenienti dall’Ucraina negli ospedali lombardi come da giorni siamo impegnati”

“Ricordiamo che i giubbotti con il marchio AREU non sono in vendita nelle bancarelle, ma in dotazione ai lavoratori e pagati con i soldi dei contribuenti, AREU è un’agenzia governativa e non un’azienda privata”. 

“Vedere Salvini indossare il nostro giubbotto in  Polonia davanti  alle telecamere di fotografi e giornalisti con il sindaco di Przemysl, Wojciech Bakun, in un’operazione propagandistica, ci ripugna e offende come lavoratori e lavoratrici”.

“Il sindaco considerate le posizioni di Salvini su Putin si è rifiutato di incontrarlo e lo ha invitato a indossare una maglietta con Putin che gli ha consegnato  e di andare insieme  al confine con l’Ucraina oltre a prendersi del  pagliaccio e del buffone da molti presenti al punto stampa”. 

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