I radicali: "Noi unici a denunciare la presenza russa in Italia durante il Covid, ora se ne accorgono tutti"
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I radicali: "Noi unici a denunciare la presenza russa in Italia durante il Covid, ora se ne accorgono tutti"

Una nota Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni, segretario, tesoriera e presidente di Radicali Italiani: Conte, Di Maio e Guerini erano d'accordo

I radicali: "Noi unici a denunciare la presenza russa in Italia durante il Covid, ora se ne accorgono tutti"
Militari russi a Bergamo durante l'emergenza Covid
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20 Marzo 2022 - 12.18


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Guerra in Ucraina, ora molti aprono gli occhi su Putin. “Il direttore del dipartimento europeo del ministero degli esteri russo Alexei Paramanov mentre minaccia pesantemente il nostro Paese con conseguenze irrimediabili, rinfaccia quello che definisce ‘aiuto russo’ all’Italia con la famigerata operazione ‘Dalla Russia con Amore’ nel 2020. Siamo stati gli unici a denunciare quell’episodio e ora, due anni dopo, se ne accorgono tutti”. Così in una nota Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni, segretario, tesoriera e presidente di Radicali Italiani.

“Mentre l’intero Paese era in lockdown il 22 marzo 2020 – ricordano – atterravano a Pratica di Mare 13 quadrireattori e 104 militari russi che scorrazzavano per le autostrade deserte italiane. Lo abbiamo denunciato da soli, chiedendone conto al Presidente Conte e al Ministro Di Maio, con lettere, comunicati, con l’interrogazione del 1 aprile 2020 di Riccardo Magi con la quale si chiedeva a Conte, Di Maio e Guerini di chiarire se esistesse un accordo alla base di questa operazione e cosa prevedesse o se fosse il frutto di un semplice accordo verbale tra il presidente russo e il presidente del Consiglio dei ministri italiano; che tipo di attrezzature fosse arrivato e in quale quantità; che qualifiche avesse il personale arrivato e quante unità di personale militare fossero sbarcate, di chi trattasse, dove si trovassero e quali fossero i loro compiti.

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Ricordiamo anche le minacce mafiose inviate dall’ambasciata al giornalista de La Stampa Jacopo Iacoboni che sollevava il caso. Minacce che recitavano: ‘Per quanto riguarda i rapporti con i reali committenti della russofobia de La Stampa, i quali sono a noi noti, raccomandiamo loro di fare propria un’antica massima: Qui fodit foveam, incidet in eam (chi scava la fossa, in essa precipita).

 Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni, segretario, tesoriera e presidente di Radicali Italiani continuano: “Per essere più chiari, bad penny always comes back’. Di fronte al silenzio del Governo il 4 aprile 2020 inviammo una lettera (resa pubblica alla stampa) indirizzata al presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte e, per conoscenza, al ministro degli Affari esteri, Luigi Di Maio e al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini che tra l’altro diceva:

‘… desta preoccupazione il fatto che sia sbarcato nel nostro Paese un importante contingente militare di oltre un centinaio di uomini, alcuni dei quali impegnati, anche in un recente passato, in operazioni di guerra e di intelligence… Ciò che ci si sarebbe aspettati sarebbe stata una comunicazione puntuale da parte del nostro Governo circa un’operazione che coinvolge sul nostro territorio un dispiegamento di forze militari di un Paese che pur non nemico non è parte della nostra alleanza strategica all’interno della NATO. Ciò che, invece, non ci si sarebbe nemmeno immaginati è stata la dura presa di posizione dell’Ambasciatore della Federazione russa in Italia che ha espresso considerazioni gravemente minacciose nei confronti del giornalista Jacopo Iacoboni. Una minaccia tanto più sinistra in quanto arriva dagli esponenti del Governo di un Paese dove negli ultimi 20 anni circa 300 giornalisti sono stati assassinati o sono scomparsi, tra cui, ci teniamo a ricordarlo, Antonio Russo di Radio Radicale’. Giuseppe Conte non ha mai risposto alla nostra lettera, non ha mai risposto alla interrogazione parlamentare di Riccardo Magi e, soprattutto, non ha mai risposto agli italiani di questo scempio avvenuto sul nostro territorio.

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Ora due anni dopo altri se ne accorgono a partire dal Sindaco di Bergamo Giorgio Gori e dal segretario del PD Enrico Letta. Non ci resta che dire: benvenuti tra noi”.

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