Matteo Salvini si stupisce che si continuino a ricordare i suoi trascorsi con Putin. D’altronde, cosa mai avrà fatto di male? È solo andato in giro per la Russia con una maglietta con la faccia del Presidente invasore, prendendo come modello una linea politica che sicuramente tutto era tranne che pacifista, anche in tempi non sospetti. Senza contare il Russiagate e le indagini ancora in corso per capire il ruolo della Russia nei finanziamenti alla Lega.
Eppure Salvini gioca a fare lo smemorato. E proprio non capisce perché “Se giustamente Draghi parla con Putin per chiedere la pace fa il suo dovere, se parlo io con l’ambasciatore sono un soggetto pericoloso”. La differenza è che Draghi non andava in giro a dire che scambierebbe due Mattarella con mezzo Putin, per chi se la stesse chiedendo.
Ma non è finita: “Mandare più armi all’Ucraina non è la soluzione per avvicinare la pace” dice Salvini, che sposa la linea del non invio di armi, sempre perché un invasore che bombarda case e ospedali si respinge con le belle parole. “Non bisogna additare i nemici del popolo e i nemici del mondo – aggiunge – Spero” che il contatto Draghi-Putin “sia utile, io i miei contatti ce l’ho”.
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