La disonestà intellettuale della destra si misura sopratutto nella scelta delle parole. Giorgia Meloni ha condannato la strage di Bucha, il che è già un passo avanti rispetto al collega Salvini che si trincera dietro il silenzio mentre blatera di pace fiscale ma dalle retrovie dei suoi alleati arrivano parole inammissibili.
“Lasciano senza fiato le immagini dei civili giustiziati per le strade e delle fosse comuni, che arrivano da Bucha dopo il ritiro delle truppe di invasione di Putin. Una barbarie che riemerge dalle epoche più buie della storia europea e che speravamo di non rivedere mai più. Va fatto ogni sforzo per la pace e per fermare l’aggressione all’Ucraina” scrive Meloni su Twitter.
Ma il senatore di Fratelli d’Italia Giovanbattista Fazzolari dichiara: “Strage deliberata di civili ucraini a Bucha ad opera delle truppe di invasione di Putin. Non un incidente di percorso ma una classica strategia dell’epoca sovietica: la crudeltà gratuita contro le città e la popolazione inerme come strumento di terrore per piegare la resistenza nemica. Oggi più che mai in Ucraina si combatte una battaglia tra civiltà e barbarie”.
Cosa non va? L’uso di ‘sovietica’, un aggettivo per indicare qualcosa che non esiste più se non nella propaganda dell’estrema destra. Che pur di non riconoscere che se una parte politica è coinvolta in questa guerra quella è proprio la loro (dall’una e dall’altra parte), tirano fuori i sovietici, lo spettro comunista che infesta le menti dei loro ingenui elettori. Che magari dovrebbero dare una rinfrescata ai calendari.
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