Chi scrive non ha lesinato critiche all’Anpi quando, all’indomani del massacro di Bucha, emise un comunicato che, per non buttarla in una polemica forzata, possiamo definire un po’ troppo “democristiano. Condannava la mattanza di civile, questo sì, consumatasi a Bucha, senza però citare mai l’esercito russo come responsabile di quell’orrore, cavandosela con la richiesta dell’istituzione di una commissione d’inchiesta dell’Onu formata da “Paesi neutrali”.
Essere partigiani, vuol dire prendere parte, “parteggiare” per chi è aggredito, invaso. Scegliere da che parte stare. E nella guerra d’Ucraina la parte da sostenere è quella della resistenza ucraina all’invasore russo.
Senza ambiguità
Verba volant, scripta manent”, dicevano i latini. E per Globalist parlano gli innumerevoli, centinaia, di articoli sulla guerra d’aggressione scatenata dalla Russia contro l’Ucraina. Detto questo, e ribadito, senza se e senza ma, che in questa guerra l’aggressore è la Russia e l’aggredito è l’Ucraina, va subito aggiunto che diventa sempre più insopportabile, nocivo, il pensiero unico interventista che marchia l’informazione (si fa per dire) mainstream.
Liste di proscrizione
Non passa giorno che nei talk show televisivi, nelle maratone tv che tutto fanno meno che aiutare a farsi una idea degli accadimenti, così come nelle pagine dei giornali in mimetica, non vengono aggiornate le liste di proscrizione degli “amici di Putin”. Nel migliore dei casi dipinti come degli ingenui, utili idioti, nel peggiore, anche se non si ha il coraggio di dirlo apertamente ma facendolo intendere chiaramente, al soldo del “macellaio” del Cremlino.
E questo non va bene. Neanche un po’. Non va benne tacciare di filoputinismo uno studioso serio, preparato, una persona perbene come Lucio Caracciolo, direttore di Limes, la più autorevole rivista italiana di geopolitica, la cui colpa, agli occhi degli editorialisti in mimetica e dei conduttori con l’elmetto, di non accontentarsi di tifare la resistenza ucraina ma di cercare di andare in profondità degli accadimenti che investono l’est Europa non da oggi, non dal 24 febbraio, ma dalla caduta del Muro di Berlino e il crollo dell’impero sovietico. Non va bene indicare nella miriade di associazioni, gruppi di base, che formano quel mondo solidale da sempre impegnato nella difesa dei più indifesi, come una sorta di quinta colonna in Italia dei criminali di stanza al Cremlino, perché non ritiene che invaiare armi, soprattutto quelle “offensive” aiuti a cercare una soluzione diplomatica al conflitto in corso. Non va bene, anzi e una vera e propria infamia, la caccia al pacifista scatenatasi in queste settimane. E non va bene neanche l’opera di “dossieraggio” mediatico scatenata contro Pagliarulo, riportando alla luce considerazioni da lui fatte, negli anni passati, sui nuovi governanti di Kiev, sulla Nato etc. Considerazioni che non ci trovano d’accordo ma che non per questo possono essere utilizzate per sbattere il “mostro putiniano” in prima pagina.
“Stiano tranquilli tutti quelli che si stanno accanendo contro l’Anpi, continueremo a condannare senza se e senza ma un’invasione sanguinosa di cui Putin ha ogni responsabilità”. Lo afferma il presidente dell’ Anpi, Gianfranco Pagliarulo, in un video per il Fatto Quotidiano. “In questo periodo non c’è giorno in cui l’Anpi non sia attaccata da qualcuno. Ecco la tecnica: far dire al bersaglio della polemica, cioè io, esattamente il contrario di quello che ho detto, ho parlato di unità e scopro che le mie parole sono di divisione. Oggi- aggiunge – nel pieno di una guerra terrificante e un’invasione la cui responsabilità ricade su Putin, sembra che chiunque stia fuori dal coro diventi un pericoloso putiniano”. “Continueremo a sostenere l’urgenza dell’immediato cessate il fuoco e del ritiro delle truppe russe dall’Ucraina, continueremo a sostenere che l’unica via per far cessare questa catastrofe è una trattativa seria e una continua de-escalation, continueremo a sostenere che l’invio delle armi, che si sta incrementando è benzina sul fuoco di una guerra che può deflagrare su scala europea e mondiale di cui le prime vittime sono proprio gli ucraini. L’obiettivo è la pace, sappiamo di essere tanti, condividiamo gli appelli del Papa. Per questo manifesteremo il 25 aprile- conclude Pagliarulo – Eravamo, siamo e rimarremo sempre antifascisti”.
La manifestazione nazionale del 25 aprile si terrà domenica a Milano. Corteo lungo corso Venezia dalle 14, arrivo in piazza Duomo dove interverranno, dalle 15,30, il sindaco di Milano Giuseppe Sala; Tetyana Bandelyuk, cittadina ucraina; Dario Venegoni, presidente nazionale Associazione nazionale ex deportati (Aned); Maurizio Landini, segretario generale Cgil; concluderà Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi.
Ed è ancora l’Ucraina il tema che tiene banco nella conferenza stampa di presentazione.
Pagliarulo ripete che l’invio continuo di armi, la richiesta del 2% del Pil per il riarmo «rischiano di portare a un nuovo Afghanistan in Europa.Questo riarmo generalizzato, come alla vigilia della I e II guerra mondiale, inasprisce le tensioni e crea una reazione a catena apocalittica che potrebbe portare ad una catastrofe. Ci preoccupa moltissimo l’effetto domino che avviene in mancanza di qualsiasi trattativa».
Le posizioni dell’Anpi hanno subito scatenato polemiche: “Abbiamo assistito ad una serie di attacchi contro l’Anpi di una violenza e di una volgarità inaudita. Ho scoperto, a mia insaputa, di essere putiniano…”. L’Anpi «sta dalla parte dell’aggredito», ma ciò non significa ignorare che «anche in Ucraina ci sono vuoti democratici: Zelensky ha sciolto una decina di partiti di opposizione. Ci sono state tante violenze in passato a cominciare dalla terribile guerra del Donbass, cominciata dopo Maidan e la Crimea. È anche una guerra di propaganda mediatica. La guerra è una barbarie da tutte le parti. A Bucha è quasi certo che siano stati i russi, ma va fatta una commissione d’inchiesta indipendente. Il segretario dell’Onu Gutrerres e lo stesso Pentagono hanno detto che non possono né confermare né smentire. In un video soldati ucraini sparano alle gambe di soldati russi. Anche lì c’è bisogno di chiarimenti”.
“In questi giorni indecente caccia al pacifista. Se cercate gli amici di #Putin, non li trovate al congresso @Anpinazionale Li troverete, numerosi, nella parte destra del governo Draghi. E in quelle organizzazioni neofasciste non ancora sciolte”. Il tweet di Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana, sintetizza con efficacia il nostro pensiero.
Il che non significa in alcun modo condividere ogni uscita del presidente dell’Anpi, significa non accettare liste di proscrizione o farsi arruolare a forza nell’esercito interventista che ha occupato la stampa mainstream e i salotti televisivi.
Un saluto da incorniciare
E’ quello della senatrice a Vita Liliana Segre al recente Congresso dell’Anpi. Riportarlo alla memoria oggi, nel fuoco delle polemiche, è una boccata d’aria pura, etica, politica, culturale, umana.
“Care amiche, cari amici dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, vi ringrazio dell’invito. Purtroppo, non riesco ad essere fisicamente presente al vostro Congresso nazionale ma non ho voluto rinunciare a inviarvi comunque questo breve saluto.
Vi seguo con la simpatia di sempre, con sentimenti di eterna riconoscenza verso gli antifascisti e i partigiani che negli anni della dittatura e della guerra fecero la scelta anche a costo di sacrificare tutto. Seguo con particolare apprezzamento l’attività volta a trasmettere ai giovani i valori della Resistenza e a renderli partecipi della bellezza della nostra Costituzione.
Mi piace molto lo slogan di questo congresso “Va’ dove ti porta la Costituzione”. Perché la nostra Carta fondamentale tiene insieme tutti i valori e tutti gli equilibri istituzionali che rendono vitale, progredita e resistente la nostra democrazia: le libertà fondamentali e il dovere della Repubblica di eliminare gli ostacoli che limitano la reale possibilità dei cittadini di goderne, il diritto dei lavoratori a un’esistenza libera e dignitosa e il rifiuto di ogni forma di discriminazione, il ruolo centrale del Parlamento e lo Stato di diritto. E naturalmente anche l’impegno costante per la pace.
La guerra assurda e sanguinosa che all’improvviso è tornata a sconvolgere il cuore della nostra Europa provoca in me un orrore che non mi è facile descrivere: quelle bombe sulle case, quelle famiglie in fuga, quei padri che baciano i figli forse per l’ultima volta e tornano indietro per combattere… quanti ricordi di un terribile passato, che non avrei mai, mai immaginato di rivedere così vicino a tutti noi!
Anche rispetto a questa mostruosità della guerra, la nostra Costituzione ci offre una guida sicura, se riusciamo a declinare in chiave universale i suoi precetti. Infatti, l’aggressione immotivata e ingiustificabile contro la sovranità dell’Ucraina rappresenta proprio l’esempio evidente del tipo di guerra che, più di ogni altro, l’articolo 11 della Costituzione ci insegna a «ripudiare»: la guerra come «strumento di offesa alla libertà degli altri popoli».
E la resistenza del popolo invaso rappresenta l’esercizio di quel diritto fondamentale di difendere la propria patria, che l’articolo 52 prescrive addirittura come «sacro dovere».
Dunque, non è concepibile nessuna equidistanza; se vogliamo essere fedeli ai nostri valori, dobbiamo sostenere il popolo ucraino che lotta per non soccombere all’invasione, per non perdere la propria libertà.
Questo sostegno non può e non deve significare inimicizia nei confronti del grande popolo russo, anzi. Anche questo popolo subisce le conseguenze nefaste delle scelte e della condotta disumana dei suoi governanti. Condotta che reca offesa alla memoria dei 20 milioni di caduti dell’Unione Sovietica – dunque russi e ucraini insieme – nella guerra vittoriosa contro il nazifascismo. Credo che proviamo tutti lo stesso senso di ripugnanza, di angoscia e anche di impotenza di fronte a questa guerra. Possiamo solo unirci nel chiedere un immediato cessate il fuoco, la fine dell’invasione russa, l’invio di rapidi aiuti alla popolazione civile, l’avvio di trattative a oltranza, l’affidamento all’Onu di un ruolo di interposizione, il ristabilimento di una pace autentica basata sulla giustizia e il rispetto dei diritti dei popoli.
Concludendo, mi piace ricordare che nella mia lunga esperienza di testimone della storia ho sempre sentito la vicinanza, anzi un’autentica fratellanza da parte dell’Anpi. Auspico quindi che l’Anpi possa sviluppare sempre di più il ruolo di presidio e di fattore propulsivo della nostra democrazia, testimoniando ora e sempre i valori della Resistenza, della Costituzione e della pace…”.
Parole da scolpire nella pietra. Un discorso da imparare a memoria. Da condividere anche nelle virgole. Un consiglio amichevole ai compagni dell’Anpi: fate la senatrice Segre il vostro presidente onorario. Sarebbe un grande segnale. Per tutti.