Silvio Berlusconi pagava di più, i testimoni che sapevano più cose a proposito del caso Ruby. A sostenerlo, in una delle memorie depositate a supporto delle loro richieste di condanna a 6 anni di reclusione, il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio.
Le «dazioni corruttive maggiori» andavano a chi era «a conoscenza di più cose, e/o delle cose più gravi», come Karima El Mahroug e Iris Berardi «minorenni all’inizio della loro frequentazione con Berlusconi», o Barbara Guerra che tutto sapeva «della Berardi in ragione del loro rapporto» e ancora Alessandra Sorcinelli, che sapeva «tutto quello che sa la Guerra», e Marysthell Polanco che diceva di sapere «più di tutte».
Quattro memorie, di cui due in particolare che ripercorrono gli esiti delle indagini e quanto sostenuto dai pm in aula, sono state depositate ai giudici della settima penale di Milano in vista dell’udienza di domani in cui inizieranno a parlare le prime difese (quella del leader di FI interverrà a settembre).
I pm, tra l’altro, negli atti depositati puntano a dimostrare che «l’esecuzione del programma corruttivo», ossia il presunto accordo tra il Cavaliere e le giovani ex ospiti alle serate hard di Arcore, «era già in atto alla data del 14 gennaio 2011, quando venivano rinvenuti i verbali di sommarie informazioni difensive» nel corso di perquisizioni alle ragazze. Verbali «falsi», secondo gli inquirenti, e con la versione delle `cene eleganti´. Dunque, «il programma corruttivo era in atto a gennaio 2011», ben prima di quando nell’autunno seguente le ragazze assunsero la veste di testimoni nei processi sul caso Ruby. E fu Berlusconi, per i pm, a prendere «l’iniziativa della riunione con gli avvocati Ghedini e Longo» e le giovani a Villa San Martino, sempre del 14 gennaio di 11 anni fa.
I giudici a novembre hanno emesso un’ordinanza con cui hanno dichiarato «inutilizzabili» le deposizioni rese da una ventina delle ragazze imputate nei due processi sul caso Ruby, perché già all’epoca, secondo il collegio, dovevano essere indagate per corruzione in atti giudiziari ed essere sentite con l’assistenza di legali. Ordinanza che potrebbe avere effetti negativi per l’accusa sia per il reato di falsa testimonianza che per quello di corruzione in atti giudiziari.
Nella memoria di 70 pagine intitolata «accordo corruttivo», i pm, per superare quell’ordinanza, spiegano che «il giudizio circa la falsità» dei verbali già resi dalle giovani nelle indagini difensive, e non in aula, «emerge dalle sentenze irrevocabili» sul caso Ruby «e dalle prove assunte in questo dibattimento». E non si fonda «sulle false testimonianze», quelle nei processi, «ritenute non più tali» dai giudici, «anzi, ne prescindeva».
Tra l’altro, sempre secondo la Procura, «l’embrionale inizio delle condotte corruttive» risalirebbe addirittura alla notte «tra il 6 e il 7 ottobre 2010» quando «Ruby era stata interrogata, senza verbalizzare» da un legale. E una telefonata tra la marocchina e l’allora compagno Luca Risso dimostra, sempre per i pm, «che Berlusconi aveva assunto la `direzione delle operazioni´ in prima persona» già in quella fase.
In un’altra memoria di 65 pagine gli inquirenti analizzano, atti alla mano, le posizioni di Karima e Risso, compresi gli investimenti in Messico con quella parte dei 5 milioni di euro che la marocchina avrebbe incassato.
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