Il confronto tra Mario Draghi e Giuseppe Conte è terminato con la promessa del presidente del M5s di restare nel governo, a patto che vengano accolte alcune richieste. Allo staff del premier è stato anche consegnato un documento programmatico.
“Il senso di responsabilità verso il Paese e verso le future generazioni ci impone di rivendicare con sempre maggiore forza le nostre idee e le nostre convinzioni contro la guerra, per la pace e il disarmo espresse, da ultimo, con infinito coraggio e troppa solitudine da Papa Francesco”. E’ quanto si legge nel documento che Giuseppe Conte, a nome del M5s, ha consegnato oggi al premier Mario Draghi.
“Non possiamo rinunciare alle nostre idee e convinzioni sul disagio sociale, che impone un sostegno agli ultimi e la lotta alla povertà, in un momento in cui aumentano le distanze tra il privilegio e il disagio, tra il lusso e l`indigenza. Non possiamo rinunciare alle nostre idee e convinzioni per l`affermazione di una cultura integralmente ecologica e per una crescita che sia compatibile e funzionale alla difesa e alla valorizzazione degli equilibri degli eco-sistemi. Per noi sono assolutamente urgenti la promozione e il sostegno ai produttori veri di ricchezza, alle imprese sane e legate ai territori, mentre appare necessario contenere le rendite finanziarie, le speculazioni e le proliferazioni di un`economia di carta che si sta mangiando quella reale”, si legge ancora nel documento.
“Il M5s ha sin dalle prime ore» del governo «mantenuto una linea di assoluta responsabilità nazionale. Abbiamo deciso di non volgere le spalle al Paese, in un momento in cui era necessario procedere spediti nella campagna vaccinale e nel completamento del Pnrr, dando priorità alla tutela della salute dei cittadini e al rilancio dell’intero sistema economico”. Il M5s chiede “un segnale di forte discontinuità, perché fuori dai palazzi sta montando un malessere sociale a cui dobbiamo dare una urgente risposta”.
“In un contesto così difficile per i nostri concittadini, non ci sentiamo più di rinunciare a esprimere e a far valere le nostre posizioni, in nome di una generica `responsabilità´, che di fatto rischia di coincidere con un atteggiamento remissivo e ciecamente confidente rispetto a processi decisionali di cui veniamo messi al corrente solo all’ultimo. L’inflazione ha raggiunto i livelli elevati degli anni Ottanta e il problema che affligge molti cittadini non è più come arrivare a fine mese, ma come arrivare almeno a metà mese. Ci sono cittadini e imprese che quotidianamente sono chiamati a operare scelte drammatiche: se pagare le tasse o pagare le bollette, se pagare l’affitto o pagare i fornitori”.