Erano i protagonisti all’inizio della legislatura, rischiano di essere i protagonisti degli ultimi giorni.
Conte e Salvini, Salvini e Conte, l’eterna coppia che a differenza di Francesco Totti ed Ilary Blasi, non temono l’usura del tempo.
Il leader del M5s, forse addirittura in modo non del tutto consapevole, ha aperto un varco, che nelle prossime ore può essere ampiamente sfruttato solo dal suo omologo della Lega. Senza la Lega, infatti, non c’è possibile maggioranza e la legislatura finisce.
Ed infatti nei capannelli di parlamentari prossimi alla disperazione, il nome più gettonato è quello di Zaia: “Il governato del Veneto consentirà davvero a Salvini di correre ad elezioni anticipate?”.
L’incubo del ritorno a casa si è materializzato nella serata, dopo che per tutto il giorno, nelle chat del Pd, così come nella riunione d’emergenza convocata da Letta a Montecitorio, giravano speranzose previsioni sul ritorno a più miti consigli del burrascoso figliol prodigo, Giuseppe Conte.
Poi la doccia fredda finale, alla fine dell’eterna riunione del fantomatico Consiglio Nazionale del M5S. In mattinata il disperato tentativo del ministro D’Incà, convincere il governo ed i gruppi parlamentare a non mettere la fiducia su un provvedimento economicamente molto impegnativo, che scade domani.
Un tentativo destinato al fallimento, che però rende la misura della disperazione di Conte ed in quei pochi ex alleati del fu campo largo che gli hanno dato credito.
Ed ora cosa succederà? Il copione della giornata è già scritto, il dl aiuti passerà al Senato anche senza i 61 voti del M5S, Draghi salirà al Colle prendendo atto della situazione parlamentare, il Capo dello Stato lo rimanderà alle Camere per verificare la fiducia, presumibilmente mercoledì della prossima settimana.
Da stasera scatterà l’ora di Matteo Salvini? Continuerà a dire che la legislatura è finita e che quindi ad ottobre si andrà ad elezioni anticipate? E con quale faccia Conte dichiarerà che il suo sostegno all’esecutivo non è mai stato in discussione, dopo tutto il casino che ha combinato?
Una crisi nata per il termovalorizzatore di Roma, città che pure è assediata dai rifiuti? Come apriranno i media europei nelle prossime ore per raccontare il nuovo pasticcio della politica italiana?
Intanto, come conseguenza di queste 48 ore vissute pericolosamente, Letta ha dovuto certificare la definitiva morte di quello che era stato definito, sfidando pure l’ironia, ‘campo largo’.
Un esito scontato da diversi mesi, ma che dalle parti del Nazareno è stato colto oltre la cosiddetta zona Cesarini.
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