Non ci sono precedenti nello svolgimento delle tante crisi paragonabili a quanto accaduto al Senato e nelle prese di posizione, specie da parte di Conte, causa diretta della insostenibilità di una situazione già di per sè gravissima con gli immensi drammatici problemi di fronte al paese e nella difficile condizione per la guerra in Ucraina e i riflessi economici e sociali sui cittadini e l’economia italiana.
L’atteggiamento dei 5stelle ha provocato l’inevitabile conseguenza di una strategia irresponsabile e grave, nonostante il tentativo maldestro di presentarla come una maggiore tutela per i cittadini in grave difficoltà.
Un gioco perverso e distruttivo che fin dall’inizio è apparso destinato a scompaginare e mettere in crisi un equilibrio del governo di sostanziale unità nazionale composto da forze differenti e con storie e caratteristiche ben diverse, tenute insieme dal mandato estremo del presidente della Repubblica e dalla sapiente bravura del presidente del Consiglio.
Draghi non ha risparmiato energie e pazienza nel corrispondere anche alle esigenze ed ai problemi di volta in volta posti da questa o quella forza della maggioranza ricordando sempre la gravità della situazione e la necessità di contribuire ad un ruolo attivo dell’Europa e di collegamento alle difficoltà ed angustie legati alla guerra contro l’Ucraina e al ruolo difensivo dell’alleanza euro atlantica. Temi sui quali non sono mancati dissensi , anche strumentali da parte di partiti della maggioranza e in particolare dallo stesso Conte e non soltanto. Eppure il delicato equilibrio avrebbe potuto e dovuto proseguire, specie nel momento in cui il presidente del Consiglio era riuscito ad avviare la fase di concertazione con le forze sociali e l’accrescimento non solo di un metodo importante riassunto nella formula “di patto sociale” per rendere esplicito un rinnovato coinvolgimento di tutte le energie indispensabili per affrontare ed attraversare l’enormità delle questioni aperte. La crisi di governo tra l’altro interrompe questo processo e rischia di lasciare allo sbando un paese smarrito, senza guida e ulteriormente sfiduciato nei confronti della politica e della sua incapacità ad affrontare le grandi sfide del presente e del futuro.
L’avvocato Conte proverà di sicuro a scaricare sugli altri le responsabilità come del resto in modo addirittura infantile hanno cercato di esprimere tutti gli interventi dei senatori grillini nel dibattito al Senato. Con uno stucchevole atteggiamento di vittimismo e di accuse verso il governo e gli altri partiti della coalizione, quasi ci si trovasse in una congiura generalizzata contro i 5stelle con un paradosso evidente di ignorare completamente anche gli ultimi sforzi del governo che avevano ottenuto una disponibilità positiva da parte dei sindacati e della stessa Confindustria, che avrebbero dovuto incontrarsi a palazzo Chigi per precisare scadenze , consistenza e tempi del lavoro comune.
Sotto questo profilo il dibattito al Senato è stato una occasione sprecata e certo del tutto controproducente rispetto al tentativo di stemperare almeno i toni e di apprezzare il percorso e le scelte che il presidente Draghi stava svolgendo in Italia ed in Europa. Con ammirevole coerenza Draghi ha invece scelto la linea della sobrietà e del rigore, sconcertato anche dalla scelta dei ministri dei 5stelle che hanno votato contro la fiducia al governo di cui erano parte.
Draghi non ha tergiversato, né trafficato per compromessi e pastrocchi , si è recato al Quirinale e subito dopo nell’ultima riunione del consiglio dei Ministri ha dichiarato “non ci sono più le condizioni per proseguire e mi dimetto“. Per gli italiani il circo Barnum del mondo politico consuma così una bruttissima pagina anche se può registrare non senza amarezza e stupore che il cosiddetto tecnico prestato alla politica si è rivelato un vero statista .
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