Giorgia Meloni e Dmitry Medvedev, affinità elettive. Perché quando due sovranisti e nazionalisti di destra si esprimono alla fin fine attingono al patrimonio di riferimento comune. Paure, linguaggi bellicista, tuoni, fulmini e saette. Basti rivedere le parole e i toni di Giorgia Meloni nei lugubri comizietti spagnoli davanti ai post-franchisti di Vox.
E così la nostra estremista di destra e il putiniano di fatto a poche ore di distanza hanno usato la stessa immagine orrifica, tanto per dare più sostanza alla retorica reazionaria.
Ha detto Giorgia Meloni: «Appelli, ripensamenti, suppliche e giravolte: per paura di esser sconfitta, la sinistra è disposta a tutto pur di scongiurare il ritorno al voto. Possono fuggire quanto vogliono, arriverà presto il giorno in cui dovranno fare i conti col giudizio degli italiani».
Così la leader FdI, Giorgia Meloni, che su Facebook accompagna la riflessione con una `card´ che ritrae Enrico Letta e la frase «le stanno tentando tutte pur di evitare di tornare al voto per paura di una sonora sconfitta».
L’altro giorno aveva detto Medvedev: “Qualora si realizzassero le minacce di un attacco alla Crimea da parte di Kiev, allora per tutti arriverà subito un «giorno del giudizio», da cui sarà difficile nascondersi.
Espressioni diverse, contesti diversi ma la stessa idea di ‘giorno del giudizio’ come punizione che si abbatterà sull’avversario. Lugubri. Sovranisti. Reazionari.
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