Ieri è già il passato, un passato che non potremo facilmente dimenticare e che ci deve suggerire la strada giusta per le elezioni. Non potremo dimenticare la totale irresponsabilità di Conte e del suo partito. Non potremo dimenticare il voltafaccia di Salvini e di Berlusconi, che nel giro di qualche ora si sono chinati ai voleri di Giorgia Meloni. Inutile tornare sulle discussioni dei mesi e delle settimane scorse. E lo dico io che almeno da gennaio affermo e scrivo ovunque che del leader 5 stelle non ci si poteva fidare.
E’ il passato. Ora dobbiamo guardare alle prossime settimane, sapendo che chi ha provocato le elezioni, non ha poi mai sorriso nelle urne. Mai. E soprattutto in una stagione difficile come quella che stiamo attraversando. Il Pd ha scelto un profilo responsabile, ha fatto oggettivamente di tutto per salvare il governo Draghi, scontentando magari sempre qualcuno, ma pensando sempre prima all’interesse nazionale, che viene prima dei calcoli di bottega che hanno fatto Conte, Salvini e Berlusconi.
Enrico Letta giustamente guarda al mare di interventi provocati dalla crisi del governo Draghi, a quelle centinaia di associazioni e di categorie che nei giorni scorsi espressero la loro solidarietà attiva al Presidente del Consiglio. Sta in quella parte d’Italia in sintonia con i 2000 sindaci che firmarono l’appello, il nostro campo largo. E’ Mario Draghi, la sua esperienza di governo, il naturale riferimento della nostra campagna elettorale, la guida del fronte repubblicano ed europeista che dovrà fronteggiare gli avventurieri del sovranismo.
Chi mi segue sui social sa da tempo che per me il riferimento, ormai quasi obbligato, sono i moderati, Renzi, Calenda, Di Maio, i liberali che hanno lasciato Forza Italia, senza dimenticare il ruolo utilissimo che può svolgere Sala, e la presenza di ecologisti e civici. Il modello è esattamente quello che portò al secondo mandato di Giuseppe Sala, una grande alleanza di democratici e riformisti, che garantì al sindaco il suo secondo mandato l’anno scorso.
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