Pierluigi Bersani non sarà nel prossimo parlamento. L’ex segretario del Pd e fondatore di Articolo Uno ha deciso di non ricandidarsi: «Me lo chiedono in tantissimi – spiega – E’ una cosa normale, come il tempo che passa. Ho fatto 20 anni il parlamentare da ministro, da segretario e da deputato semplice. Penso che basti. Non abbandono la politica, né la compagnia, darò una mano in altre forme. A settant’anni consiglio a tutti di avere disponibilità e non aspirazioni. Dopo queste elezioni ci sarà un reset, si aprirà una fase nuova che io mi auguro di costruzione».
«Noi – aggiunge – abbiamo alle spalle l’esperienza del governo Draghi che non era un’agenda, era un’occasione di organizzare i campi della politica in condizioni di sicurezza per il Paese». Occasione sprecata: «Il giorno dopo la caduta del Conte-due dissi `muoviamoci per stringere i bulloni di un campo progressista´. Non e’ avvenuto».
Il `giaguaro´ Berlusconi, che nel 2013 voleva smacchiare, e’ stato decisivo per far cadere Draghi: «Tanti mi chiedono perché non mi ricandido quando lo fa Berlusconi a 86 anni. Io a 11 facevo lo sciopero dei chierichetti, a 15 spalavo a Firenze, a 28 ero assessore regionale. Ho l’orologio in anticipo. Sul giaguaro faccio notare che lui dal 2013 non potè più fare il capo del governo».
Rimpiange di non essere andato a Palazzo Chigi: «Certo che ci penso. Io potevo farlo il governo con Berlusconi, ma non avevo quella idea li’». In caso di stallo non si augura un governo di tutti, guidato ancora da Draghi: «Gli stalli sono un problema enorme per il Paese, perché non si arriva a governi che abbiano un progetto chiaro, coerente e condiviso».
Quanto alle alleanze del campo progressista: «Non faccio nessuno sconto ne’ all’immaturità, né agli errori gravi del M5s, ma davanti a questa destra trovo irragionevole la fatwa politica e tecnica verso Conte». Calenda e Conte non sono incompatibili: «Se andiamo per incompatibilità e veti non abbiamo compreso né la legge elettorale, né quale destra abbiamo davanti. Nel 2016 dissi al Corriere che al Nazareno erano così ciechi da non vedere una mucca nel corridoio. Come si fa a non vederla adesso? Presidenzialismo, autonomia differenziata, flat tax, condoni, passi indietro sui diritti civili. Non fermare Meloni, Salvini e Berlusconi significa tirare fuori l’Italia dal concerto dei grandi Paesi Ue, metterla con Ungheria e Polonia. Mi vogliono spiegare i veti reciproci?», ha concluso Bersani.
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