Non è certo una novità il carattere confuso e privo di indicazioni chiare riguardo alla indicazione della proposta di governabilità, spesso volutamente rinviata al dopo voto. Ma la novità enorme della situazione attuale è la rottura dell’ultimo minuto, si potrebbe dire, tra Calenda e Letta, che si erano invece annunciati come la novità significativa e potenzialmente vincente dopo i mesi positivi e importanti, ma travagliatissimi, che avevano caratterizzato i governi a guida Mario Draghi.
Il modo, del resto, con cui si era aperta la crisi che aveva portato alla fine alle elezioni anticipate, era manifestazione clamorosa di un travaglio del quadro politico di governo che solo con il concorso degli elettori avrebbe potuto essere in qualche modo ricomposto.
Tutte ipotesi del resto dipendenti in ultima analisi dalle scelte dei cittadini elettori, dalle preoccupazioni crescenti per lo stato dell’economia, le prospettive del mondo delle imprese, del lavoro e dei bilanci familiari messi sotto prova dall’aumento di bollette e carovita e da un clima di generale incertezza reso discutibile da temperature senza precedenti che evocano in modo terroristico i problemi del clima e delle precarietà per il futuro.
L’offerta delle risposte sul quadro politico, sia a destra che a sinistra, non presenta purtroppo spunti di novità significative tali da offrire elementi di richiamo in particolare per le nuovi generazioni. In questo contesto la vicenda Calenda – Letta è sicuramente la novità più significativa, ma che rischierebbe di rimanere produttrice di ben poca novità se non uscisse, specie a sinistra, un campo fervido di proposte, anche in termini di dialogo e di confronto nella comunicazione e nei linguaggi della politica.
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