Nel partito democratico non mancano le tensioni. Tra correnti, parità di genere e tribune per gli alleati c’è un grande mal di pancia a maggior ragione per la diminuzione dei parlamentari.
«Ho riconsegnato la tessera del Pd per rimanere coerente con i miei valori e con le mie idee. Enrico Letta è responsabile di una strategia politico-parlamentare fallimentare cominciata con l’arenamento del ddl Zan e proseguita con la miopia avuta durante le convulse elezioni del Quirinale, dove il suo alleato per la pelle Giuseppe Conte si era messo d’accordo con Salvini».
A dirlo è il senatore Dario Stefano, senatore e presidente della commissione Politiche Ue parlando del suo addio al Pd a Radio Radicale.
Cruciali, nella sua scelta, i rapporti dei Democratici con il M5s: «Abbiamo scoperto l’inaffidabilità di Conte l’ultimo giorno di vita della legislatura, senza avere un piano B – denuncia e prosegue: «Ora è in piedi una coalizione con Fratoianni e soprattutto con Bonelli che durante le giunte di Vendola in Puglia fu nostro avversario. La loro presenza forse spiega l’improvvisa scomparsa di qualsiasi riferimento all’agenda Draghi».
L’ultima battuta è rivolta al governatore della Puglia, Michele Emiliano: «Il suo civismo opaco occupa posti e rende irriconoscibile l’identità del Pd».
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