La notte dei lunghi coltelli si è ripetuta esattamente con lo stesso copione del 2018, forse addirittura peggio. Allora infatti Matteo Renzi aveva vinto congresso e primarie con il 70%, e quelle quote furono rispettate compilando le liste. Letta però non ha vinto alcun congresso, gli elettori del Pd non si sono mai espressi sulle posizioni dei vari leader di partito.
Così oggi il racconto è su un ferragosto di passione, e liste fatte prevalentemente al telefono, con trattative estenuanti, a tratti drammatiche, a volte persino comiche.
Intanto la cronologia: la fatidica riunione della direzione convocata alle 11 di un 15 agosto che molti ricorderanno a lungo, viene rinviata prima alle 15, poi alle 20, poi alle 22,30 e comincia di fatto passate le 11 di sera, tra svenimenti, crisi di panico, urla (come quelle tra il ministro Guerini e Letta). L’uomo ‘nero’ è lui, Marco Meloni, il Lothar messo da Letta a presidiare l’assedio del Nazareno, e gli unici ad avere contatti, definiti sporadici, con lui sono i segretari regionali, a loro volta braccati da candidati in ansia, un po’ dentro ed un po’ fuori dalle liste.
Infatti l’aspetto più macabro e grottesco, è che sia i candidati che gli epurati, non hanno avuto certezze sulla loro collocazione fino a tarda sera, con prevedibili crisi di nervi, come quella che ha colto la senatrice Monica Cirinna, incredula che il suo partito potesse fare a meno di lei.
La lista dei trombati o dei candidati in collegi impossibili è lunghissima, praticamente sterminata, e comincia con lo sbianchettamento quasi totale di Base Riformista, la corrente degli ex renziani, si salvano solo Guerini, Alfieri, Rotta, D’Alfonso, De Luca, Marcucci, che sarà candidato in un collegio contendibile, quello di Pisa-Livorno.
Eccellenti le trombature, quelle decise ieri e quelle rinviate al 25 settembre: Luca Lotti, Emanuele Fiano, Enzo Amendola, Monica Cirinna, Valeria Fedeli, Alan Ferrari, Alessia Morani. Caso a parte quello di Stefano Ceccanti, inserito senza speranze quarto in un listino proporzionale, ma il professore, ancora stamattina, non esclude un ripensamento di Letta.
Gli umori al Nazareno sono particolarmente cupi così come le previsioni. “Arriverà il giorno in cui verrà chiesto conto ad Enrico Letta di tutti gli errori che ha commesso’, ha sibilato il senatore Dario Stefano, che ha scampato la mannaia per 24 ore, uscendo dal Pd. Quel giorno per molti è già segnato sull’agenda: è il 26 settembre