Le liste del centrodestra non sono ancora pronte: tutte le strategie di Berlusconi, Meloni e Salvini
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Le liste del centrodestra non sono ancora pronte: tutte le strategie di Berlusconi, Meloni e Salvini

Il più ottimista è il senatore di FdI, Ignazio la Russa: "Sulle liste praticamente stasera chiudiamo", annuncia in una pausa. "Poi Giorgia (Meloni, ndr) li passerà all'esame e li firmerà" - scrive l'Ansa.

Le liste del centrodestra non sono ancora pronte: tutte le strategie di Berlusconi, Meloni e Salvini
Salvini, Meloni e Berlusconi
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19 Agosto 2022 - 09.42


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Il centrodestra è ancora alle prese con la compilazione delle liste dei candidati, la coalizione di Meloni, Berlusconi e Salvini si prende ulteriori 24 ore per stabilire i nomi di chi dovrà correre alle elezioni del 25 settembre.

Le ultime mosse si giocano in via della Scrofa, negli uffici di Fratelli d’Italia che apre le porte al resto della coalizione, in una Roma semi deserta – scrive l’Ansa. Vertice tecnico è la parola più ripetuta dai partecipanti, quasi a sviare e ridurne la portata. In effetti qui si controllano documenti, si verificano accettazioni di candidature, di conseguenza si lima e si tratta: in tempi di ‘carestia’ politica, ogni collegio strappato è ancora più prezioso. Specie se la spartizione va fatta per 4, tanti quanti sono i partiti federati per il voto del 25 settembre.

Così nel quarti generale di FdI – forse per la prima volta ritrovo di tutta la coalizione – si ostenta fiducia. Il più ottimista è il senatore di FdI, Ignazio la Russa: “Sulle liste praticamente stasera chiudiamo”, annuncia in una pausa. “Poi Giorgia (Meloni, ndr) li passerà all’esame e li firmerà”.

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Più largo nelle previsioni il leghista Giancarlo Giorgetti: “Dovete avere ancora pazienza 24 ore”, dice ai cronisti e li saluta infilandosi in macchina. Niente di più trapela e bocche cucite sui nomi. Eppure proprio nella Lega la battaglia è in corso, a caccia di un collegio. Specie al nord dove le roccaforti del partito rischiano di perdere forza. Tallonate, nel centrodestra, dal partito di Giorgia Meloni che negli ultimi mesi ha rosicchiato spazio, e dal Pd dopo che Enrico Letta ha deciso di candidarsi come capolista a Vicenza andando all’attacco “e non giocando in difesa” perché lì domina la Lega e e “ci sono i traditori del governo Draghi”.

L’ex Carroccio non replica, il lavoro incombe. Forse per placare i malumori di inevitabili delusi e scontenti, conferma che tutta la squadra leghista che era nel governo Draghi sarà ricandidata. Vale per Giorgetti, per i ministri Erika Stefani e Massimo Garavaglia e idem per sottosegrtari e il viceministro Alessandro Morelli, fino ai capigruppo parlamentari e ai vice di Salvini, Andrea Crippa e Lorenzo Fontana. Un lungo elenco da cui manca Umberto Bossi, dato però per semi certo alla Camera. Poi il partito svela altri due civici che scenderanno in campo: sono il pallavolista Luigi Mastrangeli e l’editore Antonio Angelucci. In aggiunta potrebbe esserci anche un agente penitenziario al sud, come rivela Salvini. Salvini invece correrà a Milano e forse in Calabria e Puglia.

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Malumori non mancano in Forza Italia e covano nelle chat dei parlamentari alla luce dei numeri impietosi tra il calo consensi del partito, che si teme si fermi all’8%, e i minori scranni a disposizione. FI ne perderebbe almeno una cinquantina al Parlameto. I vertici del partito intanto sono riuniti a Villa Certosa, nella villa di Berlusconi dove proseguono telefonate e contatti. Resta fuori dai radar ansiogeni il parito di Giorgia Meloni. Qui vige l’abbondanza, grazie ai pronostici dei sondaggi e al maggior numero di caselle da riempire. Sui nomi bocche serrate. “Li farà Giorgia a suo tempo, rinvia La Russa.

Per la leader il criterio è la la meritocrazia, “anche se io sarei per le preferenze”, ammette a Radio 24. Non chiude alle “personalità esterne – spiega – ma io parto sempre dai territori, perché chi fa politica per amore e dedizione, prima di avere unon stipendio, sono tendenzialmente persone molto affidabili”. Intanto a partita aperta, c’è pure chi si sacrifica e rinuncia. E’ il caso di Gaetano Quagliariello, nome storico di Forza Italia, che fu consigliere dell’ex presidente del Senato, Pera e ora approdato al partito di Giovanni Toti, Italia al centro. Nonostante l’offerta del governatore ligure di un collegio considerato blindato, Quagliariello annuncia che non si candida e che cede il seggio al partito, essendoci in quel collegio colleghi con “un maggior radicamento e una più significativa presenza”.

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