Molti si considerano tali specie in campagna elettorale ma non è facile essere davvero leader e soprattutto essere riconosciuto, sentito come tale da una platea numerosa e complessa come quella di Rimini, che tra l’altro il giorno prima aveva riservato un consenso maggioritario a Giorgia Meloni.
La sola che aveva espresso il voto contrario a Draghi in tutte le incarnazioni delle sue diverse esperienze. Ma anche per una platea non facile come quella di Comunione e Liberazione, evidentemente il leader è un bene prezioso da sapere riconoscere e da apprezzare. Già all’atto dell’accoglienza, prima ancora dell’eloquio, segno evidente di stima e rispetto e riconoscenza per il lavoro svolto. Specie il recupero di una immagine e di un ruolo più autorevole e dignitoso per il nostro paese nel contesto sempre più esigente della dimensione europea ed atlantica in presenza della tragedia della guerra di Putin all’Ucraina.
Con la conseguenza dell’aggravarsi di tutti i problemi economici e sociali dall’energia alle materie prime, dall’inflazione ai costi inevitabilmente crescenti di ogni prodotto e servizio. E con massima evidenza ovviamente il costo atroce delle vite umane specie di innocenti, anziani , donne e bambini. Eppure dentro queste enormi difficoltà l’Italia ce la può fare, ce la deve fare investendo tutte le sue migliori energie, a cominciare dai giovani, vera risorsa vincente e da investire ancora maggiormente in ogni campo. Sul proseguo della campagna elettorale, difficile anticipare l’effetto del discorso di Draghi.
Di sicuro ne ha sollevato tono e livello impegnando fortemente soprattutto la responsabilità di ciascun elettore proprio sul terreno della propria coscienza e della scelta consapevole a farne un uso il migliore possibile perché è la sua scelta che deciderà dei prossimi anni dell’Italia e del suo ruolo in Europa e nel mondo.
Argomenti: Elezioni