Il ricatto del gas è uno strumento di guerra e un tentativo di violenza e di prepotenza di Putin
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Il ricatto del gas è uno strumento di guerra e un tentativo di violenza e di prepotenza di Putin

La Russia contro il popolo ucraino e contro l’occidente tutto industrializzato per costringerlo con il ricatto economico alla resa e all’abbandono. 

Il ricatto del gas è uno strumento di guerra e un tentativo di violenza e di prepotenza di Putin
Shoigu e Putin
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Nuccio Fava Modifica articolo

27 Agosto 2022 - 18.05


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Si tratta certo di un problema serio e preoccupante ma, come per il pane ricordato nella continuazione della Scrittura, è importante non smarrire la ricerca della solidarietà e della giustizia.

In questo senso dovrebbe bastare un semplice pensiero rivolto ai cittadini ucraini sotto le bombe e le violenze ininterrotte da oltre sei mesi per ricordare che il ricatto del gas è uno strumento di guerra e un tentativo di violenza e di prepotenza ulteriore di Putin contro l’intero popolo ucraino e contro l’occidente tutto industrializzato per costringerlo con il ricatto economico alla resa e all’abbandono. 

Sarebbe un esito orribile e moralmente insopportabile così come a maggior ragione mi appare da questa parte francescana d’Italia in cui continuo a restarmene riparato, tra Umbria e Toscana terre predilette degli itinerari benedettini e francescani. Li ho percorsi negli anni giovanili più volte, proprio in questi periodi estivi e allora ci pareva non più possibile che sciagure tragiche come quelle che viviamo in questi giorni potessero verificarsi.

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 Valevano per le rivolte di Ungheria e poi della Cecoslovacchia di Dubcek e soprattutto per la guerra del Vietnam che infiammò le università del mondo intero. Ma proprio il raffronto con la brutale insensatezza della guerra di Putin ci dice che le smanie imperialiste dei sistemi autoritari possano essere sempre in agguato e rappresentare un pericolo per l’equilibrio democratico del mondo intero. Anche con il ricatto del gas giunto a costi insostenibili con il carattere di ricatto immaginato forse come ultimativo per fiaccare e comunque indebolire la resistenza ucraina e i sostegni fin qui espressi dagli alleati. 

Sarebbe un disastro immane per l’umanità tutta a cui, in particolare come Italia, dobbiamo saper dare risposta con gli strumenti dell’energia alternativa praticabile con costi e tempi ragionevoli che consentano di farci trovare non più cedevoli e fragili dopo la fase di resistenza e di possibile tenuta. Semplificate le procedure e accelerate le autorizzazioni necessarie tutti i tetti, le superfici degli edifici pubblici e privati dovrebbero diventare accumulatori di energia non inquinante e a poco prezzo a disposizione del nostro processo industriale e del nostro sviluppo. Il governo ci sta lavorando e forse anche la stampa dovrebbe essere più cauta nel lanciare grida di allarmismo e di pericoli spropositati già dal prossimo autunno. 

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Meno seria anche se non meno preoccupante è la grana che ha assunto la questione dell’informazione nel servizio pubblico radio-televisivo a meno ormai di un mese dalla scadenza elettorale. Un’unica trasmissione conclusiva il 23 settembre era stata immaginata per un confronto a due Letta-Meloni condotta dal solito Vespa immancabile arbitro di ogni finale di partita. Aveva del resto moderato la tribuna in cui il Cavaliere annunciò il milione di posti di lavoro e firmato sulla scrivania di Vespa il così detto contratto con gli italiani. Tutte promesso da marinaio, consumate senza contraddittorio, né vera interlocuzione che fu invece riservata ad un faccia a faccia Berlusconi-Occhetto su canale5 con la conduzione di Mentana.

Si tratta di un bel pasticcio per la Rai, ma anche per le forze politiche titolari di un diritto di partecipazione e di intervento in campagna elettorale ma, diritto non minore, per i cittadini elettori che avrebbero il principale diritto di essere adeguatamente e seriamente informati per poter esprimere con responsabilità la propria scelta e concorre in ultima analisi al governo della società italiana. 

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