Campagna elettorale, slogan e concorrenza. Più Europa lancia la «competition» elettorale con Azione, dopo lo strappo di Carlo Calenda che ha preferito una corsa in coppia con Iv rispetto all’alleanza con il Pd. L’apertura della campagna elettorale a Roma, a cui sono intervenuti da remoto anche Enrico Letta e Carlo Cottarelli, è stata caratterizzata la rivendicazione da parte di Benedetto Della Vedova ed Emma Bonino della scelta di portare la bandiera liberaldemocratica ad allearsi con il Pd, unica scelta possibile per fermare una destra che è agli antipodi dei valori liberali.
A scaldare la platea è stato Marco Taradash che prima ha definito «disgustosa» la scelta di Calenda, per poi dare una lezione di politica da buon vecchio radicale: la politica non è la purezza degli ideali bensì renderli praticabili, e «regalare un terzo dei seggi uninominali alla destra più becera degli ultimi 50 anni» correndo da solo, «è la peggiore delle scelte politiche».
La standing ovation per Taradash è proseguita con il successivo intervento di Della Vedova: «Noi non abbiamo messo a rendita il nostro patrimonio. Non facciamo i terzisti liberali. Abbiamo fatto una scelta coraggiosa che rivendichiamo: Letta è un socialista ma quella è l’unica scelta possibile per un liberale» perché Meloni sarebbe un premier «nazionalista e reazionario» che va evitato a tutti i costi: «Non rassegniamoci al conformismo di quelli che dicono «eh che farà mai la Meloni!». Io non faccio il torto a Meloni di considerarla trasformista, e che non metta in pratica quello che dice da 5 anni».
D’altra parte ha dato ragione loro anche Letta: «Se vincesse la destra il 25 settembre sera brinderebbe in primo luogo Putin, poi Orban e poi Trump», cioè quanto di più distante dall’ideale liberale. E in modo più compassato anche Cottarelli, dopo aver espresso il rammarico per la corsa in solitaria di Calenda, ha sottolineato che «l’avversario è la destra sovranista». Sarcastico Della Vedova con Renzi: «si faccia spiegare la legge elettorale da Rosato: è implacabile» sui seggi uninominali.
La chiusura affidata a Emma Bonino è stata all’insegna della «speranza» parola da lei ripetuta quattro volte: un sentimento che si basa sull’aspettativa che «gli astensionisti» possano ribaltare il risultato capendo «la posta in gioco». «Io spero che coloro che pensano di astenersi cambino idea, non dicano più `sono tutti uguali, io sono l´ unico puro e duro, gli altri sono tutti uguali’, anche perché non è vero. «Queste sono elezioni importanti, decidono o di qua o di là. La futura Italia sarà quella di Orban e Putin o sarà nell’Ue delle libertà civili e personali, e questo non è il destino, dipende da voi».
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