Più che a Milano Giorgia Meloni pensava di stare in Spagna davanti ai franchisti di Vox e così al comizio in piazza Duomo si lasciare andare ai suoi strepiti.
«I sondaggi? Quello che mi interessa è battere i miei avversari non gli alleati. Vorrei che se il centrodestra arrivasse al governo riuscisse a restarci per cinque anni, e mi piacerebbe che tutti i partiti di centrodestra crescessero in questa campagna elettorale», assicura Meloni prima di salire sul palco della manifestazione nel luogo simbolo del capoluogo lombardo.
«Se una donna arrivasse per la prima volta alla guida del governo, significherebbe rompere un tetto di cristallo».
Anche se poi dal palco arriva il richiamo ai sostenitori: «Siamo pronti a governare» ma «non abbiamo ancora vinto niente». Dunque niente «distrazioni» e «il 25 settembre tutti a votare», l’appello della leader. E all’Europa, che si dice preoccupata, l’ex ministro avverte: «E’ finita la pacchia, anche l’Italia si metterà a difendere i propri interessi nazionali, come fanno gli altri». I soliti toni anti-europei di chi concepisce la Ue non come una Unione ma come una ‘entità’ ostile da contrastare.
«Il risultato in Lombardia è fondamentale – spiega Meloni – perché parliamo di una locomotiva. Noi abbiamo molto lavorato in questi anni sui temi della crescita, ai mondi produttivi e al sostegno all’impresa. Quindi per me sarebbe importante, vorrebbe dire che il messaggio è arrivato». Quindi avanti con i cavalli di battaglia: il salario minimo come «specchietto per le allodole», il reddito di cittadinanza «culturalmente sbagliato», la denatalità che non si risolve «facendo arrivare più gli immigrati come dice la sinistra», la difesa dei confini.
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