Il ricorso, depositato il 2 settembre scorso, mirava a ottenere la riammissione della lista e il riconoscimento della validità della firma digitale. Ma la battaglia di Marco Cappato e Eumans per la firma digitale per le elezioni non si ferma. “È in preparazione un reclamo urgente e ricorsi a giurisdizioni internazionali”, rende noto Marco Cappato.
La decisione del Tribunale di Milano si conclude motivando che “il giudice non è stato posto in condizione di verificare la sussistenza del predetto elemento di fatto (la verifica dell’effettiva presenza delle sottoscrizioni digitali raccolte assieme ai certificati) della fattispecie controversa (verifica che non può esimersi dal fare, attesa la contestazione di parte resistente), deve ritenersi l’insussistenza del presupposto della richiesta tutela cautelare, costituito all’apparenza del buon diritto (fumus boni juris)”, scrive Eumans in una nota.
“Una decisione insensata – ha commentato Cappato, leader della lista – perché ci imputa di non avere provato l’esistenza delle firme, attribuendo a noi un dovere, la verifica delle firme, che è notoriamente in capo alla Corte d’Appello e non certo ai presentatori. Anche per questo presenteremo immediato reclamo”. Aggiunge che “il giudice di Milano si è trovato a dover decidere in condizioni di oggettivo ricatto prodotto dall’inerzia istituzionale, nel silenzio assoluto da parte di governo, parlamento e Presidente della Repubblica”. Anche per questo, conclude, “la nostra azione non finisce qui”.
La decisione arriva a cinque giorni dalle elezioni, ha aggiunto Virginia Fiume, co-presidente di Eumans, “ma dopo cinque anni da quando, nel 2017, il Parlamento aveva impegnato, entro 6 mesi, il governo a sperimentare la firma digitale per la presentazione delle liste. Un esperimento mai tentato da nessun governo ma non per questo scaduto come impegno”.
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