Dalla rassegna stampa del 21 settembre di Moked, il portale dell’ebraismo italiano.
“Il fascismo fu il “male assoluto”? La domanda, posta ieri a Giorgia Meloni a Rainews24, ha ottenuto questa risposta: “Ero dentro An quando Fini ha fatto quelle dichiarazioni, non mi pare di essermi dissociata”.
Diversi giornali ne scrivono, facendo riferimento anche ad altre affermazioni di giornata (a partire dalla conferma del suo sostegno a Vox, l’inquietante forza della destra spagnola). Questa ad esempio La Stampa: “Giorgia Meloni strizza l’occhio all’autocrazia di Orban sanzionata dall’Europa e sostiene i nazionalisti spagnoli di Vox nostalgici della Falange; però dice di essere sempre stata d’accordo con le dichiarazioni fatte da Fini a Gerusalemme nel 2003 quando definì il fascismo ‘il male assoluto’: e nel frattempo dimentica di chiedere scusa per aver sostenuto qualche anno prima l’esatto contrario”.
Confusione da tatticismi preelettorali, si incalza, “quando un voto vale più di un’abiura”. Così invece Furio Colombo (Repubblica): “Quasi negli stessi giorni della Svezia che ospita la memoria hitleriana come valore e come modello, c’è il voto rabbioso e orgoglioso di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini a sostegno e difesa del fascismo di Orbán, contro tutta la maggioranza del Parlamento europeo”.
Non dimenticate, scrive ancora l’ex parlamentare e ideatore del Giorno della Memoria, “che Giorgia Meloni, candidata a guidare l’Italia, ci dice che il ‘traffico umano’ dell’immigrazione (quelli con i bambini che muoiono in mare di fame e di sete) sono il grande affare di un ungherese ebreo nemico di Orbán, da cui Orbán stesso ha avvertito subito Salvini e Meloni di stare in guardia”. Il Corriere segnala una certa agitazione in casa Rai dopo che il filosofo Bernard-Henri Levy, ospite del programma Il cavallo e la torre, ha parlato di pericolo fascista in caso di vittoria della destra. Un duro attacco, si legge, che “ha già prodotto un tentativo di riequilibrio”.
Fin qui Moked.
Da LaPresse del 21 settembre: “Scoppia la bufera per le parole pronunciate dal filosofo e saggista francese Bernard-Henri Lévy nel corso della trasmissione di Rai 3 ‘Il cavallo e la torre’, condotta da Marco Damilano, e andata in onda lunedì 19 settembre.
“Non bisogna sempre rispettare l’elettorato. Quando gli elettori portano al potere Benito Mussolini o Adolf Hitler, o anche Vladimir Putin, questa scelta, la loro scelta, non è rispettabile. La democrazia sono due cose: volontà popolare, certo, ma anche il rispetto di alcuni valori, di alcuni principi fondamentali che caratterizzano anch’essi la democrazia”, ha detto Lévy durante l’intervista, scatenando l’ira del Centrodestra, che vede nelle parole del giornalista transalpino un chiaro riferimento al voto in Italia di domenica 25 settembre, in particolare contro Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni.
“Il filosofo Bernard-Henri Lévy si è lasciato andare ad affermazioni sul pericolo fascista in Italia e sul fatto che il voto del suffragio universale non sempre va rispettato. Da alcune affermazioni ho preso le distanze in diretta, altre non le condivido”, ha detto Damilano, dissociandosi da quanto dichiarato da Lévy”.
Vox, Orban, Trump, con tanto di nostalgici della Falange e di schiere di suprematisti bianchi e fondamentalisti evangelici schierati con il presidente golpista. Giorgia Meloni, ovvero dimmi con chi vai ti dirò chi sei.
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