Adesso il Partito Democratico lombardo si organizza in vista delle elezioni regionali del marzo 2023 e apre a Movimento Cinque Stelle e Terzo Polo, all’obiettivo di costruire un «campo largo» in grado di sfidare il centrodestra. Un modello Sala. E non a caso si ipotizza il nome di Carlo Cottarelli, che però è appena stato eletto parlamentare.
La relazione esposta oggi dal segretario regionale dei dem Vinicio Peluffo nel corso della Direzione regionale del partito tenutasi questa sera a Palazzo Pirelli, è stata approvata con 78 Sì e 4 astensioni su un totale di 82 partecipanti.
Dopo una riflessione sull’esito delle elezioni politiche di domenica 25 settembre, che hanno visto il Pd attestarsi a quota 19% dei consensi, Peluffo ha chiesto all’assemblea il mandato a richiedere, insieme alle forze politiche con cui il partito si è presentato in coalizione al voto (+Europa, Verdi-Sinistra) «un incontro tra delegazioni, da tenersi in momenti distinti, nel quale verificare con il Movimento 5 Stelle e con Azione-Italia Viva la disponibilità, a partire dalle priorità programmatiche presentate, alla costruzione di una coalizione con cui presentarsi congiuntamente alle prossime elezioni regionali in Lombardia».
Una volta stabilito il perimetro della coalizione, il Pd intende, quindi, «definire, insieme alle forze politiche che comporranno la coalizione, il metodo per la scelta del/della candidato/a alla carica di presidente, ciò seguendo i criteri della massima unità possibile attraverso strumenti di partecipazione democratica, come le primarie di coalizione o un accordo che veda il pieno coinvolgimento di tutte le forze politiche».
L’obiettivo è quello «di completare questo confronto entro il mese di ottobre, così da consentire a ogni forza politica coinvolta di prendere tutte le decisioni conseguenti». Nel documento approvato si chiede infine di «chiedere la convocazione dell’Assemblea regionale entro il mese di Ottobre alla conclusione di questo percorso».
Il capo larga sarebbe la soluzione giusta. Ma in anticipo possiamo immaginare il veto di Calenda a M5s che va accompagnato al dichiarato tentativo di Azione e Italia Viva di depotenziare il Pd che potrebbe trasformarsi nella scelta di andare da soli per convenienze di partito spalancando – con la legge attuale – la strada alla destra.