Morani accusa i vertici del Pd: "Contro gli ex renziani oblio e violenza"
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Morani accusa i vertici del Pd: "Contro gli ex renziani oblio e violenza"

Alessia Morani, esponente di punta di Base riformista, ha accusato i vertici del partito di aver voluto estirpare il renzismo

Morani accusa i vertici del Pd: "Contro gli ex renziani oblio e violenza"
Alessia Morani
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6 Ottobre 2022 - 22.08


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Resa dei conti mentre una parte di ex renziani non esclude di passare armi e bagagli presto verso il Terzo Polo.

«Contro ex renziani oblio e violenza, ma partito è di tutti»; si faccia il congresso «in tempi brevi e certi, ci sono tentativi di dilazione, non teniamo in ostaggio una comunità politica, decidiamo la linea politica e il nuovo leader perché se si allunga troppo il brodo si rischia che non troviamo più il Pd».

 Lo ha detto Alessia Morani, esponente di punta di Base riformista, intervenendo alla direzione del Pd. Per Morani, a differenza di quanto affermato dal segretario Enrico Letta «è stata una sconfitta catastrofica, non tanto per i voti in assoluto, ma per il carico e il valore storico che abbiamo dato a queste elezioni. 

All’appuntamento con la storia ci siamo presentati a mani nude. Perdiamo male per una linea politica confusa e ondivaga», un’«alleanza debolissima e contradditoria» e «la nostra leadership mancava di empatia, credibilità e forza, elementi che servono per essere attrattivi». 

E ancora: «La sostituzione di Delrio e Marcucci era una operazione politica, di inizio estirpazione di ciò che rimaneva del cosiddetto renzismo e non una valorizzazione delle donne, le donne sono state usate come strumento della politica. Quattro anni fa – ha ricordato – chi ha perso le elezioni è stato consegnato a una sorta di oblio, io ho portato la lettera scarlatta per un sacco di anni, con una violenza inusitata, consegnando all’oblio non me o compagni di corsa, ma milioni di persone che hanno creduto in questa storia e non candidando chi quella storia ha consentito che proseguisse. Non parlo di me ma di altri che nel momento in cui Matteo Renzi è uscito dal Pd, sono rimasti nel partito e hanno consentito al partito di sopravvivere. Non si chiede la riconoscenza ma era un favore che avremo fatto a quella comunità di persone. Non vorrei che accadesse a chi oggi ha la responsabilità di questa catastrofe ciò che è successo a noi, perché il Pd è di tutti e tutti hanno pari dignità. La responsabilità della sconfitta non è solo del segretario ma di tutto un gruppo dirigente. Serve un congresso di rigenerazione e di ripartenza, non servono scioglimento o cambi di nome. Cerchiamo di fare un congresso che analizzi le sconfitte ma anche le vittorie, partiamo da lì, dalle vittorie», ha concluso. 

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