Cosa fare del partito democratico? «La parola è stata presa in senso letterale ma il significato vero corrisponde a quello che in molti hanno detto in questi giorni: rifondazione, ricostruzione, non liquefazione».
Rosy Bindi precisa così il senso delle sue parole quando ha parlato di scioglimento del Pd.
«Ora – aggiunge – se il Partito democratico, che è la forza politica frutto delle grandi culture popolari del Paese, non si intesta un impegno per la ricostruzione di un campo di sinistra, finisce per diventare un blocco. A questo sono interessata, non certo alla distruzione di quella storia».
Cambiare nome e simbolo? «Sono le classiche operazioni gattopardesche – sottolinea l’ex presidente del Partito Democratico -. Cambiare tutto per non cambiare niente. Quello che conta, invece, è la sostanza, il progetto, lo statuto, il programma le regole congressuali».
Bindi vede come «interlocutori» anche i 5Stelle, «perché anche loro sono approdati al campo della sinistra. Ma non possono rivendicare di essere i rappresentanti del progressismo italiano da soli». E aggiunge: «So già che al progetto che immagino io Renzi e Calenda non parteciperanno, ma li invito con molta convinzione a partecipare all’opposizione senza cedimenti verso la destra».