Il revisionismo storico della destra non è mai cessato. Ma ha ripreso impeto dal 1994 con l’avvento di Berlusconi e dei suoi alleati post-fascisti che hanno cominciato a martellare contro la Resistenza, a riabilitare Salà mentre il campo anti-fascista, in piena sindrome di Stoccolma, arretrava fino a considerare (in alcuni casi) l’antifascismo una sorte di orpello di cui liberarsi.
Ora che un nostalgico del fascismo come La Russa è vice-presidente del Senato possiamo capire dove ci ha portati la parabola degli ultimi 30 anni.
«Le affermazioni del presidente del Senato, Ignazio La Russa, sul 25 aprile sono inaccettabili e confermano la difficoltà della destra italiana a riconoscersi nella storia del nostro paese. Il 25 aprile è festa nazionale perché la Repubblica e la Costituzione senza la lotta di Liberazione contro il nazifascismo non ci sarebbero stati. Il presidente del Senato quindi ripassi la storia e non segua, oggi che è la seconda carica dello stato, la lettura di chi vive quel passaggio della storia nazionale ancora come una sconfitta e una vittoria della sinistra. Il 25 aprile fu la vittoria della libertà e della democrazia contro il regime fascista e la conclusione di un guerra patriottica per liberare l’Italia dall’esercito nazista occupante».
Lo scrive in una nota Federico Fornaro (Articolo uno), deputato del gruppo Pd-Italia democratica e progressista.