Luigi Zanda ha pubblicato una lettera aperta su La Repubblica, indirizzata al Pd, ai suoi dirigenti e a tutti i militanti, in vista del prossimo congresso. Anche Zanda sottolinea come ci sia bisogno di una profonda rifondazione per creare un nuovo soggetto politico più aderente alle istanze del Paese e del suo elettorato.
«Aveva ragione Emanuele Macaluso. Il Partito democratico è nato in fretta, senza una chiara identità politica. Con il Pd si è voluto rimediare a una vistosa crisi elettorale dei due partiti fondatori, Ds e Margherita. Adesso vediamo gli effetti negativi della fusione fredda. In 15 anni nessun congresso ha affrontato il nodo politico e, conseguentemente, i problemi si sono via via dilatati. Da qui nasce non solo il malessere che serpeggia nel Pd, ma anche il suo isolamento parlamentare, il fallimento delle sue alleanze, lo stallo alle elezioni».
«La crisi politica del partito è così profonda -aggiunge- che serve una sua vasta rifondazione, una vera rigenerazione da cui possa poi venire l’elezione del nuovo segretario. Oggi il Pd è chiamato a dimostrare di saper dare linea politica al suo pensiero. Se non dovesse farcela, l’elezione del nuovo segretario, chiunque verrà eletto, sarà decisamente insufficiente. È difficile che in pochi mesi possa tenersi un congresso realmente costituente. Un lavoro serio di ricostruzione di un grande partito implica preparazione, progettazione, approfondimento, ascolto attento della società, idee, tempi lunghi di riflessione e confronto, incompatibili con una battaglia congressuale».
«Il Pd può scegliere tra la veloce elezione del nuovo segretario e un congresso che sia realmente costituente. L’esperienza dovrebbe aver insegnato -ribadisce Zanda- che eleggere i segretari senza aver risolto nodi vecchi di 15 anni, non è la soluzione. Il Pd deve cercare di colmare quel vuoto di pensiero che gli italiani hanno percepito quando hanno dato il loro voto al centro destra. A questo dovrebbe servire una grande conferenza costituente».