Letizia Moratti è stata più veloce di tutte le trappole che il segretario Letta ha regalato al Pd (ultima follia è quella di consentire le candidature dal 28 gennaio), aprendo di fatto il congresso del partito.
I democratici in Lombardia si trovano davanti ad una decisione che sarà comunque difficilissima e determinerà la vera fisionomia del partito, che non esprimono un presidente nella regione dal lontano 1994.
Dice un attento osservatore di movimenti milanesi: “Se il Pd sostiene la Moratti si ancorerà al riformismo, subirà una scissione a sinistra, ma tornerà in gioco. Se non la sostiene si spaccherà in due, con mezzo partito a costruire il laboratorio riformista con Sala, Renzi e Calenda. In ogni caso le prossime elezioni regionali saranno per tutti uno snodo cruciale”.
Anche per Renzi e Calenda che avranno la possibilità di giocarsi la partita della ‘vita’ prima delle europee, prendendo la testa dello storico riformismo lombardo, e diventando determinanti nella regione più importante d’Italia.
Ne consegue che la scelta di Letta su Letizia Moratti apre e chiude il congresso di marzo, due mesi prima del suo svolgimento.
Il Nazareno dovrà schierarsi fuori dal politichese incomprensibile delle sue piattaforme: o con Lombardia Migliore insieme al terzo polo, o in una posizione ininfluente con il M5S, come spingono Bettini e Zingaretti nel Lazio.
Il congresso così inizierà di fatto a cose fatte, il surgelatore avviato dal segretario Letta, rischia di passare alla storia, come l’ultimo atto politico del glorioso partito nato al Lingotto.
Da questo punto di vista, rischia di essere inutile, la partenza in pompa magna di Dario Nardella, che Globalist aveva previsto: il suo appello unitario, sostenuto da Franceschini e da parte della sinistra, arriva probabilmente troppo tardi. Silente per ora l’altro candidato Stefano Bonaccini.
Anche loro dovranno esprimersi sulla candidatura di Letizia Moratti, chi lo farà per primo determinerà il prossimo big bang del Pd, che in ogni caso porterà ad una scissione, o dei riformisti, o della sinistra.
Il nome di Carlo Cottarelli, che pure gira tra i democratici Lombardi, è quello giusto per chi vuole mandare il pallone in tribuna.