Senatore Antonio Nicita, perché ha deciso di andare subito al porto di Catania?
“Sapevamo che sarebbe stato per la prima volta applicato il nuovo decreto e che ci sarebbero stati dei rischi gravi per chi era a bordo. Mi trovavo in Sicilia e, dopo aver scambiato un messaggio con il deputato dei Verdi Aboubakar Soumahoro, mi sono precipitato sul posto per verificare dal vivo la situazione”.
Lei è stato dentro quella nave, dove a bordo c’era quello che il Governo ha definito “carico residuale”. Quali erano le condizioni di chi era stato costretto a rimanere lì?
“In entrambe le barche le condizioni delle persone erano molto distanti da quelle che immaginano al Governo. Erano quasi tutti ragazzi giovanissimi, che provenivano da Paesi, come il Ghana, l’Eritrea, il Pakistan e la Siria, da cui erano tutti scappati attraverso tutta una serie di vicende terribili, che abbiamo minuziosamente verificato. Non c’erano né emigranti diversi, né tantomeno persone in buona salute, che facevano una crociera. Non si può parlare né di profughi né di naufraghi. Erano, e sono, sopravvissuti, che devono essere soccorsi e noi abbiamo il dovere morale, prima che politico, di aiutarli”.
Quale è stato il momento più drammatico?
“La notte. Eravamo a un metro dalla prima barca. Sono scese 156 persone. A bordo ne erano rimaste 35. Trentacinque ragazzi, che hanno visto andare via tutti gli altri, senza neppure intuirne la ragione. Ci guardavano e piangevano. Noi non sapevamo cosa dire e cosa fare. Molti di loro hanno avuto un collasso. Siamo saliti sulla nave, sollecitato il medico di bordo e chiamato l’ambulanza. Alla fine, siamo stati contenti di essere riusciti a far sbarcare tutti. Trovo inaccettabile che ancor oggi il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo definiscano “bizzarre” le decisioni delle autorità sanitarie. Hanno chiesto un intervento sanitario, ma se l’esito dell’intervento è la scelta di far sbarcare tutte le persone, allora quella stessa scelta è bizzarra. E’ la prova lahe dietro tutto questo c’è la selettività, ovvero l’idea di lasciare a bordo le persone, indipendentemente dalle loro reali condizioni di salute”.
Come definirebbe la linea del Governo? Propagandista? Irresponsabile? Xenofoba?
“Propagandista sicuramente. Io aggiungerei inumana”.
Mentre lei era a Catania, il leader del M5s Giuseppe Conte ha atteso molte ore, prima di esprimere il suo pensiero, peraltro piuttosto prudente…
“E’ evidente che sul tema dell’immigrazione Giuseppe Conte avvertirà, durante tutta la sua esperienza politica, un grande imbarazzo. Comprendo il suo silenzio e, tutto sommato, lo trovo dignitoso. Rispetto sinceramente di più il silenzio di Conte su questo tema e i suoi tardivi ripensamenti, rispetto alle decisioni che aveva assunto nella sua prima esperienza da Presidente del Consiglio”.
Quanto accaduto a Catania rappresenta la strategia del Governo nei confronti delle Ong o è lecito sperare che sia stata solo una presa di posizione avventata?
“Quella del Governo è una posizione evidente. È da sempre la posizione leghista contro le Ong. Oggi qualcuno di loro prova a spaziare sino alle multinazionali e alla sostituzione etnica, ma alla fine della fiera il nemico sono sempre le Ong. Forse hanno, però, capito che il passare dai porti chiusi ai porti socchiusi non è grande idea e che, aggiungo io, la questione andrebbe valutata con la massima serietà possibile a livello europeo”.