Serve un cambiamento radicale per non finire come il partito socialista francese, schiacciato tra i ‘liberal’ di Macron e la sinistra radicale di Melenchon. «Chiamarci Partito Democratico e del Lavoro? Sono pienamente d’accordo, a livello simbolico avrebbe una grandissima forza. Anzi dovremmo proporre questo nome con un referendum, in parallelo alle primarie».
Lo ha detto Andrea Orlando ospite del Caffè della domenica di Maria Latella a Radio 24. L’ex ministro ha escluso una propria candidatura al congresso del partito.
«Il lavoro non è più quello della fabbrica fordista di una volta, ma tutto il mondo della piccola impresa, degli autonomi è schiacciato dei soggetti sovranazionali. In Italia il 12% dei lavoratori sono sotto la soglia di povertà», ha aggiunto Orlando, «si dice che i giovani non sono attratti dal lavoro ma un conto era il lavoro del passato che ti dava la possibilità di crescere e un conto il lavoro di oggi che non consente non solo di mantenere una famiglia ma neppure di vedere una crescita per il futuro. Un Partito Democratico nuovo dovrebbe rivolgersi a una platea molto vasta perché l’inflazione colpisce anche il ceto medio, anche quel pezzo di società che si sentiva al riparo», ha spiegato Orlando.
Per quanto riguarda l’ipotesi di una sua candidatura al congresso, Orlando ha replicato: «aggiungere un nome a quelli di chi già si è candidato alla segreteria non mi sembra un modo di risolvere il problema ma semmai di aggravarlo. Continuo ad insistere sull’esigenza di mettere al centro le idee», ha concluso.