Il governo Meloni si è fatta riprendere duramente anche dall’Anm, dopo le parole di Carlo Nordio, ex magistrato e attuale ministro della Giustizia, sulle intercettazioni. Nordio ha controreplicato all’Associazione Nazionale Magistrati.
”Non è vero che ho accusato i pm di aver diffuso le intercettazioni ma c’è stato un difetto di vigilanza, quando usando questo strumento delicatissimo che vulnera, non vigili abbastanza per evitare che persone che non c’entrano nulla con le indagini vengano delegittimate”.
Secondo il Guardasigilli, “il vulnus non ha colpito solo politici e amministratori, ma anche magistrati“, ha ricordato, citando anche Loris D’Ambrosio, deceduto “forse perché coinvolto in questa porcheria di diffusione arbitraria. Sono disposto a battermi fino alle dimissioni”, ha detto.
In audizione alla Commissione della Camera sulle linee programmatiche del suo ministero, il responsabile della Giustizia ha osservato che “qualcuno ha detto che mi sono scatenato contro i pubblici ministeri, ma figuriamoci se uno che ha fatto il pm per 40 anni può scatenarsi contro i suoi colleghi. Potete immaginare che io possa volere una soggezione del pm al potere esecutivo? E’ quasi un insulto. La separazione delle carriere non è soggezione all’esecutivo“: questa è una ‘speculazione’ per non dire che il problema esiste”.
Secondo Nordio, inoltre, “l’emergenza economica richiede come priorità una giustizia efficiente”. E “la giustizia civile è la nostra priorità”, ha aggiunto, proprio per il suo impatto economico. Il ministro ha parlato di tre leve: trasformazione digitale, (come il “progetto del tribunale online su cui stiamo lavorando”), monitoraggio statistico e opportunità di intervento delle politiche di coesione, con il ricorso alle risorse comunitarie.
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