Elly Schlein ha parlato a La Stampa, dopo il primo confronto con gli altri due candidati alla segreteria del Pd, Stefano Bonaccini e Paola De Micheli. «Vogliamo cambiare gruppo dirigente: ma questo non basta, senza un’identità chiara e un blocco sociale di riferimento», e la Manovra «è un caos: dicevano di essere pronti, invece siamo al dilettantismo al governo: colpisce i poveri e aumenta la precarietà, debole sugli investimenti e incerta nell’attuazione del Pnrr. Strizza l’occhio a chi evade e contiene tagli nascosti a sanità e scuola, perché non prende atto dell’inflazione».
Rispetto al Congresso del partito, dice, «se non vogliamo fare una discussione tutta ombelicale, deve intrecciare i temi del governo e dell’opposizione. Dobbiamo occuparci di disuguaglianze, che Meloni non vede. Di precarietà. E di questione climatica. I sondaggi scendono e salgono, non mi preoccupano. Dobbiamo ricostruire una credibilità. Lo scandalo dell’Europarlamento è vergognoso. Ma non basta indignarsi: dobbiamo rafforzare gli strumenti di controllo».
In un Pd guidato da Schlein anche i più centristi si sentiranno a casa? «Il pluralismo del partito sarà salvaguardato. Io troppo radicale? Non penso che porre oggi il tema della necessità del salario minimo sia un tema radicale». Rispetto all’idea di introdurre la parola `lavoro´ nel nome del partito «è una valutazione che spetta agli iscritti, ma è uno stimolo positivo». Infine l’annuncio: «Antonio Misiani sarà coordinatore del lavoro di costruzione del programma».