Sergio Cofferati è stato l’ultimo leader di sinistra a riuscire a trascinare milioni di persone in piazza, quando era segretario generale della Cgil. Un’esperienza che, a distanza di anni, sembra aver perso la propria presa sull’elettorato. In un’intervista a La Repubblica, l’ex sindaco di Bologna ha parlato della situazione del Pd.
«Deve rifondarsi, ma per farlo deve recuperare un rapporto diretto con i cittadini, non solo i suoi iscritti. La crisi della sinistra si inverte attraverso due passaggi indispensabili. La rifondazione del Pd e l’accordo politico più ampio con Si, Verdi e M5s. Che al momento si può e si deve considerare a tutti gli effetti una forza di sinistra, anche se ai più costa fatica dirlo».
«Il congresso? Mi pare che le buone intenzioni iniziali si siano rapidamente dissolte. In un processo ricostituente si dovrebbe andare per temi. Un partito della sinistra è tale se ha dei valori di riferimento ben definiti: difesa dei più deboli, giustizia, equità sociale, qualità del vivere e un’idea di società nella quale lo sviluppo economico serva a creare ricchezza da redistribuire equamente. È su questo, che si deve interrogare il Pd: non sui nomi e le formule del congresso».
In merito al Qatargate, «gli scandali ripropongono la questione morale. Gli anni dei governi di responsabilità hanno confuso. Ma mi pare che la discussione sul congresso stia allontanando anche una parte dell’elettorato storico».
Schlein o Bonaccini? «È l’unica domanda a cui mi pare si sia ridotta la discussione, il problema è proprio questo. Il cittadino che ha passione o cerca risposte nella politica, nel Pd, non vede uno spazio dove discutere».