Migranti, quel decreto securista "No pasàran": la rivolta delle Ong e del mondo cattolico
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Migranti, quel decreto securista "No pasàran": la rivolta delle Ong e del mondo cattolico

Una rivolta generalizzata. Che unisce le Ong e il mondo cattolico. La rivolta contro il decreto migranti varato dal governo Meloni.

Migranti, quel decreto securista "No pasàran": la rivolta delle Ong e del mondo cattolico
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

30 Dicembre 2022 - 18.04


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Una rivolta generalizzata. Che unisce le Ong e il mondo cattolico. La rivolta contro il decreto migranti varato dal governo Meloni.

Rivolta generalizzata

 Non si è fatta attendere la reazione al dl con disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori e la semplificazione procedimentale in materia di immigrazione. La Sea Eye lo bolla come “illegale” e chiede “protezione” al governo tedesco mentre la nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere salperà da Augusta per tornare a navigare nel Mediterraneo nelle ore di Capodanno.

 E all’indomani dell’approvazione del provvedimento anche il mondo cattolico condanna il dl. “Questo decreto cadrà presto, nel senso che è costruito sul nulla”, tuona monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei per le Migrazioni, sottolineando: “E’ paradossale che uno strumento che in questi anni è stato di sicurezza per almeno il 10% delle persone che sono sbarcate nel nostro Paese e in Europa”, cioè le navi delle Ong, “sia considerato uno strumento di insicurezza”.

Secondo il decreto, le navi potranno transitare e intervenire solo per i soccorsi sotto il controllo e le indicazioni delle autorità territoriali oltre ad essere tenute a formalizzare la richiesta di un porto sicuro già subito dopo la prima operazione di salvataggio, senza sostare in mare per giorni. In caso contrario, sono previste sanzioni per il comandante, l’armatore e il proprietario, fino a 50mila euro, compresa la confisca del mezzo, che deve anche avere una “idoneità tecnica” per la sicurezza nella navigazione.

 La prima nave che sbarcherà in Italia con il nuovo provvedimento già approvato è la Ocean Viking di Sos Mediterranée, con 113 migranti a bordo, a cui è stato assegnato il porto di Ravenna: l’arrivo è previsto nella tarda mattinata di sabato 31 dicembre. “La strategia del governo – sostengono gli attivisti – ha l’obiettivo di ostacolare le attività di ricerca e soccorso delle Ong. Ma noi continueremo a salvare vite umane”.

Geo Barents, la nave di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere (Msf), è partita, attorno alle 16:00,  da Augusta per la sua XXI missione nel Mediterraneo centrale. 

“Davanti alle morti incessanti nel Mediterraneo centrale, siamo obbligati a continuare la nostra missione per fermare tragedie evitabili”, dichiara Juan Matia Gil, capomissione per le operazioni di ricerca e soccorso di Msf. “La nostra unica preoccupazione è che da gennaio a oggi sono morte 1.360 persone, in assenza di un sistema centralizzato di soccorsi. Dal 2014 a oggi i morti sono 25mila. 25 mila uomini, donne e bambini, questa è la vera emergenza”.

Anche Sea-Eye annuncia battaglia, spiegando che “non seguirà alcun codice di condotta illegale o qualsiasi altra direttiva ufficiale che violi il diritto internazionale o le leggi – spiega la Ong – del nostro Stato di bandiera, nel nostro caso la Germania. Rifiutiamo questo cosiddetto codice e temiamo che ciò possa portare a conflitti con le autorità italiane. Ci aspettiamo che il governo tedesco ci protegga”.

“L’ennesimo decreto immaginato per fermare il soccorso in mare. Ci hanno provato tutti con mezzi e metodi differenti, ma l’obiettivo è sempre stato lo stesso: fermare le navi umanitarie”. Veronica Alfonsi, portavoce di Open Arms Italia, commenta così con l’Adnkronos la bozza del decreto immigrazione approvato ieri dal Cdm e contenente le nuove regole di condotta per le navi della flotta civile che effettuano salvataggi in mare. Una stretta annunciata dal Viminale già nelle scorse settimane e di fatto in parte attuata con l’assegnazione rapida del Pos. Porti, però, sempre più lontani dalla zona Sar. Nella bozza elaborata dal Governo si ribadisce l’obbligo per le navi umanitarie di chiedere, “nell’immediatezza dell’evento, l’assegnazione del porto di sbarco” che deve essere “raggiunto senza ritardo”. Un solo soccorso, dunque. Ancora il provvedimento prevede che “il transito e la sosta di navi nel mare territoriale sono comunque garantiti ai soli fini di assicurare il soccorso e l’assistenza a terra delle persone prese a bordo a tutela della loro incolumità”. Le violazioni sono punite con sanzioni amministrative, fino ad arrivare a sequestri e confische.

“Se l’obiettivo è fermare la flotta civile – ragiona Alfonsi – la domanda vera che tutti dovrebbero porsi è: perché? Sappiamo che le persone arrivano sulle coste italiane prevalentemente con mezzi autonomi, dunque questa guerra scatenata contro la società civile europea che soccorre in mare non dipende da questo. Ma allora da cosa? Il punto probabilmente è che la flotta civile rappresenta un problema che va ben oltre le operazioni di soccorso che opera. E’ la testimone inconfutabile delle violazioni dei diritti quotidiane e reiterate che l’Europa compie in accordo con Stati illiberali, con dittature, con regimi, ai quali peraltro continua a dare un mucchio di soldi pubblici. Il vero problema è questo”.

Insomma, alla base della ‘stretta’ contro le Ong per la portavoce di Open Arms Italia, c’è il ruolo di ‘testimone’ delle Ong nel Mediterraneo centrale. “Siamo stati e continuiamo a essere un piccolo baluardo a difesa dei principi liberali su cui si basano le democrazie europee che non permetterebbero le violazioni a cui assistiamo – dice -. Con il nuovo decreto si arriva a imporre il numero di soccorsi possibili, si teorizza che il soccorso può essere solo uno. E gli altri? E se ci sono altre imbarcazioni in difficoltà si lasciano morire le persone a bordo? Donne, bambini, ragazzini minorenni?”. E poi c’è la nuova pratica con l’assegnazione di porti sempre più distanti. “Ravenna, Livorno, La Spezia: quattro giorni di navigazione per togliere le navi umanitarie di mezzo. E nel frattempo in mare chi soccorre?”. Le nuove regole, però, non spaventano le Ong. “Noi non ci fermeremo, come del resto non abbiamo mai fatto – assicura Alfonsi -. Esistono leggi internazionali che regolano la nostra attività e che per fortuna difendono ancora i diritti e la vita di ogni essere umano. Ci richiameremo a quelle, almeno finché non decideranno di sospendere anche le Convenzioni nate per costruire un’Europa libera e democratica dopo la Seconda Guerra Mondiale”.

 Parole simili da Emergency, la quale ricorda anche che “quasi 1.400 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale nel 2022” e “le conseguenze di questo provvedimento saranno l’aumento dei morti in mare”. Altrettando critico è il quotidiano cattolico Avvenire, che in un editoriale di prima pagina sul decreto sicurezza dal titolo “L’altra guerra senza senso”, scrive: “A scorrere l’elenco delle prescrizioni governative sembra che le navi umanitarie trasportino ‘rifiuti pericolosi'”.

 Cei: decreto fasullo, cadrà presto

Di seguito l’intervista di Antonella Palermo per Vatican News, monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, presidente della Fondazione Migrantes e della Commissione Cei per le Migrazioni.

Una intervista da incorniciare.

Monsignor Perego, quale analisi può offrici sul decreto appena approvato?

Una prima considerazione è se siano le ong il problema della sicurezza dell’Italia o se invece sono proprio le ong le navi che salvano persone, che sappiamo da quali Paesi provengono, cioè Paesi in forte crisi internazionale, 40 in guerra e diversi dove anche i cambiamenti climatici hanno costretto a partire. Forse sono proprio le ong che creano sicurezza più che mettere in pericolo. Una seconda considerazione è che mi sarei aspettato che, a fronte eventualmente di una regolamentazione delle azioni delle ong che di fatto limitano il salvataggio delle persone, ci fosse un impegno italiano ed europeo per proprie navi di salvataggio di persone che continueranno a fuggire da situazioni disperate. La terza considerazione è che bisogna capire se sono legittime, alla luce del diritto internazionale e del diritto del mare, alcune indicazioni che sono presenti nel decreto. Infine, nel decreto sicurezza non c’è una parola sulla sicurezza delle persone in pericolo e che sono in fuga. È un decreto che dimentica che sono le persone che si trovano in mare il soggetto insicuro e che hanno bisogno di approdo.

Che ne sarà del lavoro degli immigrati?

Per quanto riguarda i lavori degli immigrati, contemplati negli ultimi numeri di questo decreto, c’è molta incertezza. Si parla della necessità del visto di ingresso per un permesso di soggiorno che dovrebbe essere conseguente a un corso di formazione del lavoratore. Non si capisce se questo corso deve avvenire in patria, online… e poi non si capisce cosa significa che la questura dà un silenzio assenso, di fatto, in ordine a questo visto di ingresso. Il che sta allora a indicare che forse la questura, di fronte a un nominativo fa una verifica, con la polizia internazionale, l’interpol o la banca dati europea, riservandosi di verificare se la persona ha delle situazioni particolare…

Così come non si capisce perché il corso di formazione ha una validità solo di sei mesi: se è un corso di formazione deve essere fatto e poi rimanere un patrimonio del lavoratore, senza scadenze. Se ci sono degli aggiornamenti da fare nella formazione si fanno. Quindi è un decreto sicurezza che è nato soprattutto per le navi ong, inserisce questo elemento dei lavoratori stranieri che è una grande necessità perché tutte le categorie del mondo del lavoro hanno chiesto più lavoratori e prepara in maniera imprecisa il decreto flussi, si parla di 89mila persone, 10mila in più rispetto al decreto flussi ultimo di Draghi.

La matrice che ha ispirato il decreto è ancora l’idea che siano le ong ad alimentare gli scafisti… risulta evidente che non si riesce a rompere questo convincimento…

Sì, è paradossale che uno strumento che in questi anni è stato di sicurezza per almeno il 10% delle persone che sono sbarcate nel nostro Paese e in Europa sia considerato uno strumento di insicurezza. Da questo punto di vista credo che questo decreto cadrà presto, nel senso che è costruito sul nulla, costruito soprattutto su un segnale di insicurezza che è in realtà è fasullo.

Qui si parla di sanzioni pesanti che arriverebbero a 50mila euro in caso di mancato rispetto delle norme…

Come sempre si utilizza anche lo strumento della sanzione per indebolire e impedire questo tipo di azione delle ong che, di fatto, già precedentemente avvertivano sempre la guardia costiera di tutto… il percorso che qui è indicato è quello che più volte i responsabili delle diverse ong hanno detto di seguire da sempre. Queste sanzioni amministrative non penali stanno dunque a dire che si vuole inserire una serie di elementi i quali di fatto non sono importanti in ordine alla gestione di questa realtà.

Alcune ong, tra cui per esempio Emergency, lamentano già che, impedendo il decreto di fare ulteriori salvataggi dopo il primo soccorso, esso porterà da un lato all’aumento dei morti in mare e dall’altro al respingimento ancora una volta verso la Libia…

Certamente. Che ci sia nel decreto l’intenzione di limitare le possibilità di salvataggio da parte delle ong e che questo porterà a maggiori respingimenti è una conseguenzainevitabileNon si capisce perché una nave che ha a bordo delle persone salvate e che nel tragitto ne incontra delle altre non possa e non debba fermarsi per salvarle.

L’Emilia-Romagna, la Regione in cui lei vive, si prepara ad accogliere i 113 migranti soccorsi al largo della Libia dal nave ‘Ocean Viking’ della ong Sos Méditerranée. L’arrivo al porto di Ravenna è previsto sabato. Tra di loro ci sono 23 donne, alcune incinte, 34 minori non accompagnati e 3 neonati, il più piccolo ha solo tre settimane. Quale è il suo stato d’animo di fronte a queste scene in questo tempo di Natale?

Che questo è il Natale da vivere: il Natale dei bambini che stanno fuggendo come il Bambino Gesù in fuga e che chiedono di essere accolti, chiedono casa, città, chiedono un Paese dove crescere e vivere e dare il meglio di sé. L’Emilia Romagna è una delle Regioni che già sta accogliendo moltissime di queste persone. Proprio ieri sera ero in un Centro di accoglienza qui a Ferrara dove hanno ospitato una famiglia che sono andati a prendere al porto e ne stanno aspettando altre. Questi segnali sono quelli che ci aiutano a vivere il Natale in maniera diversa e che provocano la politica a superare un impatto ideologico sulle migrazioni. Bisogna riuscire a capire che la mobilità è una delle strutture fondamentali del cambiamento futuro delle nostre città”.

A intervenire sulla questione migranti è anche il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra. “Un grumo di norme inapplicabili e di norme illegali: questo governo, non potendo realizzare il blocco navale usato in campagna elettorale per solleticare gli istinti più bassi, prosegue con la propaganda e con l’accanimento verso coloro che salvano vite nel Mediterraneo”, afferma Fratoianni. 

“Potevano abolire la Bossi-Fini, potevano organizzare e promuovere, prosegue, una rete di soccorso navale degli Stati europei, si impegnano invece a impedire il soccorso dei naufraghi in mare, e ad allungare il loro calvario.” “Statisti? Non proprio, bensì semplici portatori, conclude Fratoianni, sempre più di un carico residuale di odio e di razzismo.”

La rivolta continua. Le navi Ong non alzano bandiera bianca. 

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