Primarie online e in presenza o solo in presenza? È evidente che Elly Schlein, più vicina al cosiddetto ‘popolo della rete’ potrebbe trarne vantaggio ma il problema è un altro ed è politico: in questa fase di difficoltà per il Pd in crisi di militanza e presenza sul territorio le primarie online convengono? La maggior partecipazione non si tradurrebbe in maggiore debolezza tra la gente?
Oltre a ciò se organizzate all’ultimo e senza controllo precisi ci sarebbe anche un problema di affidabilità. Insomma ci sono i pro e i contro.
«In democrazia il voto, per essere libero, certo e rispettoso dell’elettore, è individuale e segreto». Lo ha dichiarato Piero Fassino, deputato dem e membro della direzione Pd. «L’online, come abbiamo appurato a più riprese ù sottolinea Fassino – non garantisce nè certezza su chi realmente digita il voto, nè riservatezza sulla scelta dell’elettore. Modalità digitali di voto si prestano a manipolazioni e a interferenze di cui abbiamo molti esempi». Per il deputato dem «la partecipazione per essere vera e credibile, non può essere praticata in forme esposte a opacità e condizionamenti, tanto piu da un partito che, fin dalla fondazione, ha fatto delle primarie un tratto distintivo, praticandole ad ogni livello politico e istituzionale». «Per queste ragioni le primarie – conclude l’ex segretario Ds – non possono che essere in presenza».
Morassut per le primarie in presenza
«Non ho nulla contro l’utilizzo della rete nel processo democratico ma in questo momento il Pd ha bisogno di carne e sangue e di calore. Quindi propendo per il voto ai gazebo. Quando saremo più in salute andrà bene anche il click. Il tesseramento attuale non ha dato buon esito con l’on line. Le sperimentazioni si fanno quando sei saldo sulle gambe. Per dare sangue però servono soprattutto idee e un confronto radicale e vero tra i candidati. Per ora la situazione mi pare un po’ soporifera. Sento necessità di discutere sulla forma della nostra democrazia. Un italiano su due non vota. E chi vota per due terzi vota a destra o populista. Il Pd deve partire da qui».
Così in una nota il deputato del Partito democratico, Roberto Morassut.
«Dal 2016, dopo la sconfitta nel referendum costituzionale, abbiamo abbandonato questo tema cruciale e ci siamo fatti trascinare dagli eventi. Era lì il momento di una grande costituente democratica. Ora abbiamo un ritardo da colmare. Serve una proposta radicale. Io sono per il doppio turno di collegio come in Francia. È il collegio che lega l’eletto al popolo e lo responsabilizza. È chiaro che questo vuol dire discutere anche del semipresidenzialismo. Cosa che io non demonizzo affatto. Anzi credo che con la destra sia un confronto da aprire», conclude l’esponente dem.