Un mese alle primarie del Pd, i programmi dei singoli candidati sono ormai chiari e anche i posizionamenti dei big del partito. In un’intervista al Corriere della Sera, l’europarlamentare Pina Picierno ha ribadito però la necessità dei democratici di tornare a essere connessi con la realtà del Paese, elemento fondamentale per poter ricostruire un partito in evidente crisi di consenso. Picierno, nella corsa al Nazareno, appoggia l’attuale presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini.
«Le ragioni che hanno determinato la nascita del Pd sono tutte valide. Non si tratta di fondare un altro partito e dargli un nuovo nome e meno che mai di rifondare uno vecchio, ma di trovare una nuova connessione con il Paese in una continuità valoriale con il Lingotto. con la bellissima carta dei valori che è stata scritta da giganti del pensiero come Reichlin e Scoppola».
«Abbiamo fatto questa costituente per rimetterci in connessione con il Paese, non per connetterci con il ceto politico. In queste settimane in tante e tanti sono tornati o si sono avvicinati alla prima volta il Pd. Con Articolo 1 si è ricomposta una frattura e di questo sono felice. C’è un dato ineluttabile: nel corso di questi 15 anni il Partito democratico resta l’unica casa possibile per presentare i bisogni e le opportunità di cambiamento e di riforma che servono al paese».
«Io sto girando l’Italia in tandem con Bonaccini, c’è una partecipazione che va aldilà di ogni più rosea aspettativa», sottolinea. Picerno ritiene paradossale il dibattito dopo le elezioni del 25 settembre, una «autoflagellazione» la definisce, «perché non siamo gli unici ad aver perso. È sbagliato ripiegarsi su se stessi serve un partito che faccia una opposizione che serva al Paese». Quanto alla classe dirigente, «un partito è prima di tutto una comunità. Se condividiamo quest’idea, allora si dà una mano a prescindere dei ruoli. È una degenerazione pensare che sia parte della comunità solo se si è coinvolti in prima persona in ruoli apicali».