Difficile non registrare lo straordinario dinamismo della Presidente del Consiglio con i suoi continui spostamenti lungo il Mediterraneo e anche l’Europa. Comprensibili anche per consolidare la novità della prima donna capo del Governo, e al vertice di una maggioranza forte di consenso elettorale ma anche di non pochi problemi e contraddizioni nella sua stessa coalizione.
Anche per questo si evidenziano problemi e vere e proprie emergenze. Emergono da soli a causa della stessa loquacità della Presidente, contrapposte al silenzio di altre situazioni che tuttavia riguardano questioni di non secondaria importanza.
È accaduto l’altro giorno dopo l’incontro a Berlino con il cancelliere tedesco. Richiesta di una risposta sull’orribile pasticcio del caso dell’anarchico al 41bis e del comportamento di un suo rampollo di partito anche vicepresidente del Copasir, la Presidente Meloni ha fatto orecchie da mercante con l’alibi che non si affrontano all’estero questioni del genere.
Atteggiamento nella sostanza quanto al contenuto analogo a quello del Ministro della Giustizia che è stato inconcludente anche riguardo all’attacco volgare e inquietante nei confronti di deputati dell’opposizione, accusati addirittura di possibile combutta con esponenti mafiosi reclusi nello stesso carcere dell’anarchico.
Tutto questo mentre si celebravano i 60 anni dell’Ordine dei Giornalisti, convocati sul tema del “dovere della ricerca della verità”. Fortunatamente a confortare lo smarrimento della categoria giungeva il messaggio inequivocabile del Capo dello Stato che ha ribadito quanto la libertà di stampa, l’autonomia e l’indipendenza del giornalista, siano valori irrinunciabili, alimentino il confronto tra punti di vista diversi e arricchiscano tutta la vita democratica e delle stesse istituzioni. In sostanza, rappresentano una risorsa irrinunciabile per la qualità della stessa democrazia nel suo insieme e manifesto decisivo per apprezzare i regimi democratici rispetto a quelli totalitari.
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