Elezioni regionali, l’analisi della sconfitta è iniziata ma il tempo stringe, con una destra che ha le mani su gran parte del Paese e il Pd alle prese con la profonda rifondazione che partirà con le primarie del 26 febbraio. In un’intervista al Corriere della Sera, Debora Serracchiani ha parlato della situazione attuale.
L’unità «non è un valore matematico ma politico. Chi pensava di crescere sulle sconfitte del Pd deve ricredersi perché è uscito da queste elezioni fortemente ridimensionato. Chi vuole affermarsi nel campo del centrosinistra non lo faccia contro il partito democratico ma andando ad allargare il consenso nel campo avversario e nel campo del primo partito italiano, quello dell’astensione».
«Se vuoi essere un partito riformista e liberale o vuoi essere un partito progressista, bene, fallo sulla base delle tue linee politiche, ma con l’ambizione di allargare il centrosinistra, non di restringerlo. Il Pd c’è e teniamocelo stretto, si conferma primo partito dell’opposizione e secondo partito italiano dopo Fratelli d’Italia».
Al voto «abbiamo perso nettamente. Io credo che sarà necessario l’impegno di tutta la nostra comunità accanto al nuovo segretario o alla nuova segretaria per rilanciare il Pd, affermare la nostra proposta e costruire la nostra opposizione forte e determinata alla destra».
La nuova leadership «deve essere solida, autorevole, competente e capace di tenere insieme esperienza e novità. Sbaglieremmo se pensassimo di azzerare tutto. Siamo e restiamo il perno dell’opposizione. Oggi di fronte alle scelte politiche della destra c’è bisogno di un Pd forte che metta in campo azioni politiche chiare e concrete che rispondano ai bisogni delle persone. I salari, le pensioni, la sanità pubblica, la tutela dell’ambiente, la lotta alle diseguaglianze dovranno essere le parole d’ordine su cui costruire le nostre politiche ed il fronte comune del centrosinistra».
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