Meloni: per la 'ducetta' la Polonia che viola i diritti è il confine morale dell'Occidente
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Meloni: per la 'ducetta' la Polonia che viola i diritti è il confine morale dell'Occidente

La Polonia è il confine morale e materiale dell’Occidente”, ha detto la premier nell’incontro con il primo ministro Mateusz Morawiecki. Peccato che in Polonia ci sia una deriva liberticida

Meloni: per la 'ducetta' la Polonia che viola i diritti è il confine morale dell'Occidente
Meloni e il primo ministro della Polonia Mateusz Morawiecki
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Claudio Visani Modifica articolo

21 Febbraio 2023 - 16.10


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Controcanto nel giorno in cui Giorgia Meloni è a Kiev e davanti agli orrori di Bucha promette a Zelensky che l’Italia “sarà con voi fino alla fine”. Un passo indietro, ieri a Varsavia. “La Polonia è il confine morale e materiale dell’Occidente”, ha detto la premier nell’incontro con il primo ministro Mateusz Morawiecki, prima di partire per Kiev. Si dirà, niente di nuovo: Polonia, Ungheria, Visegrad, i riferimenti della destra. Solo che poteva starci quando Meloni lo diceva da leader dei postfascisti di Fratelli d’Italia, non ci sta più, per niente, che lo dica da Presidente del Consiglio dell’Italia pioniera dell’Europa e della Costituzione più bella e civile del mondo. 

Sulla Polonia “confine morale” vale la pena ricordare due o tre cosette. Questa affermazione del primo vicepresidente della Commissione europea, l’olandese Frans Timmermans, ad esempio: Il funzionamento stesso dell’Unione è minacciato se in uno dei suoi Stati membri non vengono più rispettati i valori fondamentali, in particolare lo Stato di diritto”. E per la violazione dello stato di diritto, in particolare sui diritti umani e civili, sono state avviate contro Polonia e Ungheria diverse procedure di infrazione. La UE ha anche istituito un regime di condizionalità che preclude l’erogazione dei fondi europei in caso di violazione dei principi dello stato di diritto negli Stati membri. Polonia e l’Ungheria si sono opposti alla decisione, definita come “un’interferenza illegale”, e si sono appellate alla Corte di Giustizia europea. Quest’ultima ha respinto il ricorso confermando la compatibilità del regime di condizionalità con i trattati UE. Bruxelles ha messo in stand by l’iter di approvazione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza (Pnrr): 36 miliardi di euro per la Polonia e 7,2 miliardi per l’Ungheria. 

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Ma non si possono nemmeno dimenticare alcuni passaggi del rapporto 2021-2022 di Amnesty International. “Il governo polacco continua a erodere l’indipendenza della magistratura e ha preso di mira giudici e pubblici ministeri che si oppongono. Il procuratore nazionale ha trasferito sette procuratori in località distanti centinaia di chilometri dal loro luogo di residenza e con un preavviso di 48 ore. La Corte europea dei diritti umani ha decretato che due dei massimi organismi giudiziari polacchi non rispettano gli standard di equità processuale. La Corte di giustizia ha stabilito che la camera disciplinare della Corte suprema polacca manca dell’indipendenza e dell’imparzialità richieste dal diritto comunitario. La Corte costituzionale polacca ha dichiarato che tali sentenze non sono compatibili con la costituzione affermando il primato della legge polacca sul diritto dell’Ue. Il governo continua la sua opera di assoggettamento del potere giudiziario a quello politico. La Commissione europea ha avviato perciò procedure di infrazione contro la Polonia”. 

“Il parlamento polacco ha adottato emendamenti alle leggi sugli stranieri e sulla concessione della protezione umanitaria. Chi attraversa il confine irregolarmente è obbligato a lasciare il territorio della Polonia ed è fatto divieto di rientrarvi. La legge rende perciò impossibile chiedere asilo in Polonia alle persone entrate irregolarmente. Al confine con la Bielorussia è vietato l’accesso a giornalisti, operatori dei media e delle Ong ed è impedito agli avvocati di relazionarsi con i richiedenti asilo”. 

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“Sono stati fatti ulteriori passi indietro sui diritti sessuali e riproduttivi. La legge nazionale polacca sull’aborto permette l’interruzione di gravidanza nelle prime 12 settimane, e solo nei casi in cui la gravidanza rappresenti un rischio per la vita o la salute della madre, o nel caso in cui la gravidanza sia il risultato di incesto o stupro. La Corte costituzionale polacca ha stabilito l’incostituzionalità della legge che consentiva di abortire in caso di gravi malformazioni fetali. Gli ospedali hanno smesso di praticare aborti in tali casi per evitare che i medici fossero chiamati a risponderne penalmente. Durante le manifestazioni di protesta contro tale legge, la polizia ha arrestato 20 manifestanti e depositato 250 denunce per reati amministrativi. Le persone arrestate sono state condotte in commissariati situati fuori da Varsavia, ostacolando il loro accesso agli avvocati. L’Ufficio dell’Alto Commissariato per i Rifugiati ha sottolineato come la legislazione molto limitante sull’accesso all’aborto in Polonia costituisca un ostacolo anche all’assistenza umanitaria. Un network di 60 Ong ha portato l’attenzione sulle difficoltà incontrate dalle rifugiate ucraine a cui è negato l’accesso all’aborto”. 

“Sui diritti delle donne il Gruppo di esperti indipendenti del Consiglio d’Europa ha esortato la Polonia a incorporare pienamente nella propria legislazione la nozione di libero consenso, come richiesto dalla Convenzione di Istanbul, e a stabilire sanzioni appropriate per tutti gli atti sessuali non consensuali. Ha inoltre criticato la Polonia per la mancanza di azione contro la violenza domestica”.

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“In risposta alle continue violazioni dei diritti delle persone Lgbt, la Commissione europea ha avviato una procedura d’infrazione contro la Polonia e ha chiesto che cinque consigli regionali ritirassero le risoluzioni adottate nel 2019 contro le persone Lgbt, pena il taglio dei finanziamenti Ue”. Per la cronaca, tali risoluzioni, appoggiate dal governo, sono volte a “proteggere il matrimonio e la famiglia tradizionale dalla propaganda Lgbt”. Nel mirino soprattutto le scuole, colpevoli di traviare i giovani e i bambini con “insegnamenti perversi”. Il ministro della Pubblica istruzione, Czarnek, ha parlato di “virus Lgbt” paragonando la lotta per i diritti gay al nazismo. Il presidente della Repubblica, Andrzej Duda, ha invece affermato che l’ideologia Lgbt è “una forma di neo-bolscevismo” da combattere. Una battaglia che vede in prima linea anche la Chiesa cattolica polacca, feroce nell’aggredire i diritti riproduttivi e sessuali fino a chiedere la creazione di “cliniche per aiutare i gay a ritrovare il proprio naturale orientamento sessuale”. 

E’ questo il confine, la civiltà, il nuovo orizzonte europeo e occidentale a cui Giorgia Meloni vuole che l’Italia si ispiri?

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