Le primarie del Pd si concluderanno domenica 26 febbraio, con l’appuntamento dei gazebi che chiuderà il lungo percorso di rielezione della segreteria, dopo il voto dei circoli. Intervistata da Claudia Fusani per Tiscalinews, Paola De Micheli ha raccontato il cammino dei democratici.
Onorevole De Micheli, lei è stata la prima a rompere gli indugi e a candidarsi per la segreteria nell’autunno scorso. Ha cercato appoggi interni prima di iniziare la battaglia?
“No, assolutamente no. Ho solo comunicato e ho parlato con tutti come faccio sempre ma non ho chiesto sostegno se non la condivisone delle idee. La mia candidatura è nata da un lungo lavoro di due anni con approfondimenti nella società, uno studio attento di come funzionano i partiti di sinistra in Europa, con i giovani di Rigenerazione democratica eravamo già pronti con una serie di idee. Insomma, ho ritenuto giusto restituire parte di quello che il mio partito mi ha dato in questi anni. E siccome sta vivendo un momento difficile, ho creduto che un gesto di amore fosse quello di offrire idee, innovazione, un’idea di trasformazione della società. Per questo mi sono candidata. Ho solo cercato di capire se c’era condivisione rispetto alle nostre idee. In quel momento, tra l’altro, c’erano anche altri candidati, Ricci, Nardella, Bonaccini e Schlein in realtà all’epoca, in autunno, non erano ancora ufficialmente candidati”.
Ha ottenuto il 4,5 % dei consensi. Come giudica questo lungo congresso del Pd iniziato in ottobre e che si concluderà solo domenica?
“Sono stati commessi molti errori, il più grave secondo me è stato sovrapporre tre momenti delicati e importanti: il congresso per la scelta del nuovo segretario; il percorso costituente che è stato alla fine molto compresso nei tempi, nelle modalità e nella profondità della discussione motivo per cui chi vincerà dovrà continuare a fare un ragionamento sulla costituente del Pd; la scelta dei candidati per le elezioni in due regioni importanti come Lombardia e Lazio. Capite bene che tutto questo insieme non poteva funzionare ed infatti non ha funzionato”
Quindi è stato è stato un congresso inutile?
“Inutile mai, ipocrita molto. Spunti e idee fondamentali sono uscite nel dibattito dei Circoli ma aver messo insieme e sovrapposto tutto quello che abbiano detto non ha aiutato la libertà di scelta e la profondità della nostra discussione che è stata polarizzata senza che ci fosse una reale profondità. Nonostante tutto questo siamo andati avanti consapevoli che il risultato è stato eccezionale: ho trovato migliaia di persone disponibili ad affrontare il tema di come il partito democratico possa ritornare egemone – e non maggioritario – a sinistra riappropriandosi del ruolo fondamentale della sinistra che è quello di provare a trasformare la società”.
Invece cosa ha fatto il Pd negli ultimi anni?
“Ha sprecato tempo a discutere del nostro passato. Per questo parlo di ipocrisia. Ora, certamente il passato serve per non commettere dopo gli stessi errori. Ma noi non possiamo fare i congressi sul futuro dividendoci sul passato. Noi dobbiamo confrontarci e scegliere sulla visione del futuro. Così abbiamo provato ad uscire dalla comfort zone del Pd he continua a guidare guardando fisso nel retrovisore. Abbiamo provato ad essere innovativi, innovatori e creativi. Credo che questo lavoro sarà molto utile al nuovo segretario o segretaria che avremo e al partito che vuole governare le città, il paese e l’Europa. Sa, mi piace molto questa cosa che voi giornalisti ci dite che la nostra proposta ha vinto il premio della critica”.
A proposito, sul sito del Partito democratico trovate tutte le proposte programmatiche dei quattro candidati. Si leggono facilmente, c’è il formato esteso, dalle 40 alle 50 pagine, e quello sintetico, meno della metà. Lei ha detto che appoggia Stefano Bonaccini. Lui ricambia perchè ha già detto che le chiederà di entrare nella segreteria. Ha trovato assonanze tra la due proposte?
“Beh, i due programmi non sono sovrapponibili, se così fosse non mi sarei candidata. Però ci sono molte assonanze e conosco da molti anni Stefano. Innanzitutto ho trovato la disponibilità ad affrontare la riforma del partito con nuove regole che consentano davvero la selezione di una nuova classe dirigente, un processo trasparente democratico per i nostri iscritti che sono la vera spina dorsale. Tra noi e Bonaccini ci sono assonanze sulle questioni legate al lavoro: noi abbiamo chiesto di riscrivere lo statuto dei lavoratori perché riteniamo che fare manutenzione ordinaria al modello di lavoro nel nostro paese sia oggi completamente insufficiente. Non basta più un po’ di fisco modificato, un po’ di job’s act modificato e via di questo passo. Bisogna invece analizzare profondamente il nuovo mercato del lavoro: ci sono 5 milioni di partite Iva che dieci anni fa non c’erano, le imprese chiedono tipologie di lavori diversi. E’ cambiato tutto e continua a cambiare. E un vero partito di sinistra moderno oggi deve garantire a tutti gli stessi diritti e garantire alle imprese la possibilità di incrociare domanda e offerta di lavoro”.
Come si crea lavoro in questo paese e come si fa ad aiutare le imprese che spesso quel lavoro garantiscono?
“Noi, ad esempio, abbiamo fatto una serie di proposte di politiche industriali orientate alla transizione ambientale con una serie di politiche pubbliche che accompagnino tutte le imprese grandi e piccine nella transizione ambientale. Su questi con Bonaccini c’è molta assonanza”.
Elly Schlein, che pure ha dietro di se sponsor del livello di Orlando, Provenzano, Bettini, Zingaretti, Franceschini, dice di aver azzerato le correnti. E’ d’accordo?
“No guardi, le correnti in questo congresso del Pd sono diventate dodici.…”
Addirittura…
“Sono in campagna elettorale da più di un anno, sono stata eletta in consiglio comunale a Piacenza dove il centrosinistra ha vinto le elezioni scalzando il centrodestra, ho fatto le Politiche e nel mio collegio siamo cresciuti. Se chiedo fiducia, la devo dare e dire la verità è la regola prima. Detto ciò, le correnti sono diventate dodici, una più una meno. E’ dimostrato che nessuno è riuscito a “chiudere” le correnti, non ce l’ha fatta Renzi, Bersani, nessuno. Allora io credo che vada cambiato approccio: le correnti devono essere regolamentate, essere luoghi che portano avanti differenti sensibilità rispetto alle quali il segretario dovrà trovare quella sintesi per rendere il Pd a vocazione non maggioritaria come diceva Veltroni ma egemone. Sappiamo già che questa sintesi non sempre potrà accontentare tutti. La volta dopo, si vedrà. Ecco che allora noi abbiamo proposto di regolamentare le correnti: devo dare iscritti, risorse economiche che mandare avanti i circoli del territorio, 10 giornate di cultura politica e formazione politica all’anno. Solo così, con queste regole, capiremo quali sono le correnti con idee e proposte e quali invece sono solo luoghi di potere per qualcuno.
Ultima domanda, alleanze sì e con chi? Escludete a prescindere qualcuno?
“Io per prima ho detto una cosa per me inamovibile: in un congresso non si decidono le alleanze, se fosse così saresti già subalterno a qualcun altro. E poiché io vorrei un Pd non subalterno ad alcuno e che torna essere egemone, prima di tutto ci occupiamo di ridefinire il centrosinistra che è la nostra casa e poi ci occuperemo delle alleanze. Tanto guardi, le prossime elezioni sono le Europee e hanno un sistema di voto proporzionale. Fino ad allora ciascun partito farà di tutto per profilare al massimo la propria identità, farà battaglie molto chiare per aumentare al massimo il proprio consenso. Quindi noi potremo iniziare a vedere una stabilizzazione del quadro politico solo dopo le Europee. Il Pd deve usare bene questa finestra di tempo”.