Il caso Rackete – Salvini, al momento, sbatte contro il muro della Giunta delle elezioni e immunità del Senato, che ha negato la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno per le opinioni espresse su Carola Rackete, all’epoca dei fatti comandante della Sea Watch 3, la nave della ong tedesca impegnata nel soccorso di migranti. Un uso sfacciato del potere politico da parte di chi usa la querela come “arma” per zittire le critiche e il dissenso. La richiesta del relatore (contro l’autorizzazione) ha avuto 10 voti favorevoli, 3 contrari (2 del Pd e uno del M5s) e due astenuti (Ivan Scalfarotto di Italia viva e Ilaria Cucchi di Avs). La richiesta approderà in Aula per la decisione definitiva.
«È una vergogna. Non è accettabile che si usi questo strumento della insindacabilità per proteggere e impedire che vada a giudizio un ministro che si è permesso per un mese e mezzo consecutivo da qualunque canale, tv o social di insultare una persona. È una cosa inaccettabile». Così il senatore del Pd, Alfredo Bazoli.
Bazoli, che ha votato contro la relazione e cioè a favore dell’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini, ha aggiunto: «È una decisione vergognosa, che crea un precedente molto pericoloso perché così si autorizza chiunque a dire qualunque cosa in un’aula parlamentare essendo autorizzato a farlo, e si fa un pessimo servizio alle nostre prerogative che vanno salvaguardate sì ma non in questo modo. Ci si scherma dietro ragioni giuridiche che sono totalmente infondate, secondo noi».