Anche Fausto Bertinotti mette in guardia il campo della sinistra progressista italiana: il risultato uscito dai gazebo delle primarie del Pd, con la vittoria di Elly Schlein, non va assolutamente sottovalutato. In un’intervista a Radio Cusano Campus, l’ex segretario di Rifondazione Comunista ha parlato di quello che aspetta i democratici e non solo.
«Il segnale va colto. Pensavo e penso tuttora che il Pd sia un partito senza futuro, anche amicalmente mi è venuto di proporre il suo scioglimento per liberare le energie al suo interno. Ora siamo di fronte ad un fatto nuovo e interessante. Troppo presto e troppo poco per parlare di rinascita, ma il segnale c’è. La novità viene più dalla società che dalla politica. Prima di questo voto francamente era difficile trovare qualche commentatore entusiasta o in grado di investire sulla capacità attrattiva del Pd».
«Il primo elemento sorprendente delle primarie – ha aggiunto – è la quantità della partecipazione. Se pensate che abbiamo avuto le elezioni regionali con la più bassa presenza al voto, stavolta invece c’è stata una partecipazione rilevante e significativa in una competizione per il leader del Pd. Altra sorpresa è la vittoria della Schlein. Dico sorpresa perché tutti i pronostici erano per l’antagonista e il voto all’interno del partito lo aveva consacrato. Inoltre Bonaccini aveva dalla sua il partito degli eletti che oggi è forse la parte più significativa del Pd. Invece ha vinto la Schlein e io sono indotto a pensare che questa sia l’espressione di una domanda e non di una risposta al problema di come si fa a far rinascere la sinistra in Italia».
«E’ come Sanremo: queste nuove tematiche che stanno emergendo nel corpo della società sono una domanda di radicalità, è come se emergesse nella società non solo il rifiuto di questa politica grigia e opaca, ma anche una domanda di avere il suo contrario, una politica che contenga un elemento di radicalità. La vittoria della Schlein è come dire: adesso voltiamo pagina. Può determinarsi un nuovo protagonismo, anche interessante, ma non credo possa esserci una rinascita. La sinistra non raggiunge le sue radici senza la lotta di classe e da questo siamo molto lontani», ha concluso Bertinotti.