Migranti, l'indecenza non ha limiti: arruolano il Papa tra i securisti governativi
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Migranti, l'indecenza non ha limiti: arruolano il Papa tra i securisti governativi

Dalla destra reazionaria Bergoglio fatto passare per un sostenitore del ministro Piantedosi e di un governo che ha dichiarato guerra alle Ong e che considera i migranti ammassati in quei barconi della morte, dei “carichi residuali”

Migranti, l'indecenza non ha limiti: arruolano il Papa tra i securisti governativi
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

6 Marzo 2023 - 14.20


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Quando si dice “più realisti del re”, Imbarazzanti. Perché si può servire il potente politico di turno, oggi Giorgia Meloni, ma a questo servizio si può anche porre un limite. Dettato dalla decenza intellettuale e da un’ombra di equilibrio professionale. Non si tratta di vestire panni, che per chi scrive sono da aborrire, del censore, tuttavia c’è da sussultare, un po’ indignati, nel leggere quanto scritto e titolato dal Tempo sulle parole utilizzate da Papa Francesco per piangere i morti di Cruto. Titolo: “Il Papa dà ragione al governo: Basta trafficanti di esseri umani”.

Incredibile ma vero. Bergoglio fatto passare per un sostenitore del ministro Piantedosi e di un governo che ha dichiarato guerra alle Ong e che considera i migranti ammassati in quei barconi della morte, dei “carichi residuali”!.

Una ricostruzione equilibrata

E’ quella di Carlo Di Cicco per Tiscali News: “Sette righe per denunciare l’assenza di cuore in ogni vicenda di migranti che finiscono in tragedie di mare – scrive Di Cicco -. Sette righe nell’appello del dopo Angelus odierno nelle quali papa Francesco sintetizza la sua filosofia sul fenomeno epocale delle migrazioni che nell’area mediterranea non può essere lasciata alla gestione degli scafisti. Sette righe che riassumono due atteggiamenti di fondo che occorre avere dopo la tragedia nelle acque di Cutro: capire e piangere. Senza capire e senza cuore, le tragedie del mare per gli immigrati si ripeteranno. “Esprimo il mio dolore per la tragedia avvenuta nelle acque di Cutro, presso Crotone. Prego – ha detto Francesco – per le numerose vittime del naufragio, per i loro familiari e per quanti sono sopravvissuti. Manifesto il mio apprezzamento e la mia gratitudine alla popolazione locale e alle istituzioni per la solidarietà e l’accoglienza verso questi nostri fratelli e sorelle e rinnovo a tutti il mio appello affinché non si ripetano simili tragedie. I trafficanti di esseri umani siano fermati, non continuino a disporre della vita di tanti innocenti! I viaggi della speranza non si trasformino mai più in viaggi della morte! Le limpide acque del Mediterraneo non siano più insanguinate da tali drammatici incidenti! Che il Signore ci dia la forza di capire e di piangere”.

Ora, come si possa piegare queste accorate considerazioni a un inesistente sostegno al Governo, è una domanda che ci sentiamo di rivolgere agli estensori di quell’improvvido titolo. 

Ed è da condividere l’incipit dell’editoriale del direttore del Foglio, Claudio Cerasa. Annota Cerasa: “La settimana appena trascorsa è stata mediaticamente dominata da un robusto sciame di indignazione rivolto al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ,accusato con buone ragioni di avere una parte non irrilevante di responsabilità nella tragedia verificatasi al largo delle coste calabresi, dove a seguito di un naufragio sono morti 70 migranti e si cercano una trentina di dispersi. Nei prossimi giorni, le autorità giudiziarie verificheranno con maggiore esattezza le ragioni per cui l’Italia ha scelto di trattare la gestione di un’imbarcazione sovraffollata come un caso non Sar (nel 2017, come ricordato da Luca Gambardella sul Foglio, la Guardia costiera, in un suo rapporto, notava che “ogni imbarcazione sovraffollata è un caso Sar di per sé ed è una possibile situazione di pericolo anche in assenza di un segnale di emergenza in base al principio di precauzione”). Ma quello che anche dalla tragedia di Crotone risulta chiaro è che non è respingendo i migranti che si governa l’immigrazione”.

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Giorgia interviene

Di grande interesse è un report de Linkiesta: “Dopo giorni di silenzi imbarazzanti sulla strage dei migranti di Cutro, la premier Giorgia Meloni – rientrata dalla missione in India ed Emirati – avrebbe deciso di prendere in mano la situazione. «Troppi errori, troppe leggerezze»: così si sarebbe sfogata con i suoi –  racconta Repubblica -.  Per questo, ha convocato per le prossime ore a Palazzo Chigi Matteo Piantedosi, il ministro dell’Interno nell’occhio del ciclone per i suoi commenti sul naufragio e su cui si addensano voci di sostituzione.

Le frasi sulla disperazione che non può giustificare i viaggi nei barconi hanno creato uno scandalo nell’opinione pubblica e un imbarazzo tra gli alleati della coalizione di destra. Meloni reputa Piantedosi colpevole di un approccio troppo «burocratico» per un caso che richiedeva invece toni e parole adeguate. A lui chiederà innanzitutto una ricostruzione dettagliata del naufragio. E lo farà avendo al suo fianco Alfredo Mantovano, il sottosegretario alla Presidenza a cui ha affidato la gestione della nuova fase. Valuteranno insieme le eventuali falle logiche dell’impianto. E soltanto dopo aver ascoltato da Piantedosi ogni dettaglio, daranno il via libera all’intervento in Aula del ministro, previsto domani alla Camera.

Ma c’è di più. Meloni chiederà al ministro dell’Interno di bloccare il pacchetto di norme mutuate dai decreti Salvini che prevedono una stretta sull’accoglienza dei migranti. Sarebbe semplicemente folle, oltreché dannoso in termini di opinione pubblica, immaginare di presentarsi con queste novità al consiglio dei ministri che Meloni ha annunciato di voler convocare simbolicamente a Cutro.

Di fronte alle bare bianche dei bambini, la premier non ha intenzione di proporre misure ulteriormente restrittive per i salvataggi in mare, come invece pensano di fare nella Lega e al Viminale. Piuttosto ha chiesto di capire come rimpatriare le salme nei diversi Paesi d’origine, a spese dello Stato. Un modo per dare solidarietà alle vittime e per togliersi di dosso le accuse di non essere stata presente.

Non è ancora chiaro se il consiglio dei ministri di Cutro si terrà giovedì o venerdì di questa settimana, oppure slitterà di qualche giorno ancora. Di certo c’è la volontà di Meloni di arrivarci con un chiarimento interno. Per questo, nelle prossime ore, forse già oggi, dovrebbe incontrare il ministro dell’Interno, mentre dalla Lega smentiscono di aver previsto in agenda un faccia a faccia anche tra la premier e Matteo Salvini, il ministro delle Infrastrutture che ha alle sue dirette dipendenze la Guardia Costiera. Secondo La Stampa, la premier ancora non ha deciso quale decisione portare al vertice calabrese. Una decisione difficile, per mantenere quel complicato equilibrio tra pietà e fermezza più volte annunciato. Il governo potrebbe approvare una stretta sulle pene per i trafficanti di esseri umani. E potrebbe addirittura ritoccare le regole sul salvataggio in mare, spiegando la scelta con la volontà di fare chiarezza ed eliminare ogni possibile zona grigia.

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Non che Meloni abbia cambiato idea sul pugno duro in materia d’immigrazione. I dirigenti più fidati l’hanno anche messa in guardia dal rischio che la tragedia di Cutro, e la fredda distanza con cui l’esecutivo ha trattato la vicenda, possa a tal punto aver scosso l’opinione pubblica da danneggiare il consenso del governo.

Ma nelle ultime ore ci sarebbero stati anche contatti riservati di massimo livello di Meloni e del sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano con il Vaticano. Il Papa ha invocato ieri un contrasto fermo dei trafficanti di esseri umani, ricevendo l’immediata adesione di Meloni sui social.

Per tutti questi motivi Meloni non vuole un nuovo decreto che contenga i capitoli più controversi dei decreti sicurezza salviniani. La Lega ci aveva già provato tra Natale e Capodanno, con una serie di emendamenti al decreto sulle regole per le Ong. Proposte tutte respinte, anche grazie a Fratelli d’Italia e Forza Italia.

 “Non è arrivata alle nostre autorità nessuna comunicazione di emergenza da Frontex. Noi non siamo stati avvertiti del fatto che questa imbarcazione rischiava il naufragio”. Giorgia Meloni sincronizza la linea di governo per respingere ogni accusa sulla strage di Cutro: spinge lo scaricabarile fuori dai confini, chiamando in causa le strutture europee.

Una strategia difensiva – “Nessuna allerta da Frontex” che però diventa offensiva nei confronti della professionalità degli ufficiali incaricati di gestire la sicurezza della navigazione. La foto trasmessa dal bimotore di Frontex sabato alle 23.03 era inequivocabilmente un segnale d’allarme, che il personale dei reparti aeronavali di Guardia Costiera, Finanza e di ogni altro corpo di polizia italiano sa perfettamente valutare: sono i migliori in Europa in questa materia, con un’esperienza invidiata dagli altri Paesi”.

Quell’improvvido scaricabarile

Annota Gianluca Di Feo su Repubblica: “Le immagini del caicco indicavano la presenza di persone sotto coperta, grazie alla traccia lasciata dal calore dei corpi nella telecamera a infrarossi del velivolo Frontex. Inoltre la linea di galleggiamento era molto bassa: un indizio netto della presenza di numerose persone a bordo. Infine, la centrale europea ha fornito un altro elemento chiave: la provenienza dalla Turchia, ipotizzata grazie all’intercettazione della telefonata partita dalla nave. Quanto alle condizioni meteo, il bollettino dell’Aeronautica militare era stato esplicito, anticipando l’arrivo della burrasca con mare forza sette.

Non basta questo a far scattare l’allarme? Non erano in servizio a Roma e a Crotone persone in grado di analizzare la foto del barcone e trarre le conclusioni?

Ritenere che la gestione dei soccorsi sia affidata a tecnici che non sanno valutare queste informazioni è incredibile e preoccupante.

Significherebbe sostenere che siamo tutti in pericolo, perché nelle sale operative a cui è affidato il destino di chi naviga mancano le nozioni base per esaminare una foto aerea. Ma non è così: a livello centrale e a quello locale, le competenze di Finanza e Guardia Costiera sono altissime.

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E non si può neppure credere che ci potessero essere dubbi su cosa trasportasse la stiva. Nel 2022 gli sbarchi di migranti in Calabria sono raddoppiati, quasi sempre con scafi salpati dalla Turchia. Decine di navi cariche di profughi sono approdate sulle coste crotonesi, un flusso proseguito per l’intero anno con picchi ad agosto e a ottobre.

Un ultimo punto. Le dichiarazioni del governo e in particolare del ministro Piantedosi sottolineano come la mail di Frontex descrivesse la “buona galleggiabilità” del barcone. Significa che era sicuro? Nel novembre 2021 un veliero si è arenato tra le onde a 150 metri dalla spiaggia di Isola Capo Rizzuto: gli agenti di polizia si sono tuffati dalla spiaggia e hanno rischiato la vita per salvare i bambini presenti sulla barca. Anche quel giorno lo scafo era in buone condizioni, ma nella burrasca cento metri diventano una barriera letale. Per tutti e doppiamente per esseri umani che non hanno mai visto il mare, come i profughi afghani, siriani e pakistani. Chi si occupa di salvataggi e ne ha gestiti tanti, queste cose le conosce perfettamente”.

Qualcuno si muove

A Roma la Procura ha aperto come atto dovuto un fascicolo d’indagine a modello 45 (senza indagati né ipotesi di reato) a seguito di un esposto presentato da alcuni parlamentari di Alleanza Verdi e Sinistra (tra cui Ilaria Cucchi, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni). Nell’atto si chiedeva ai pm di valutare eventuali responsabilità di governo in relazione alle falle nella macchina dei soccorsi: “Riteniamo che sia necessario approfondire se vi siano state disposizioni ministeriali che abbiano impedito l’uscita in mare della Guardia costiera. Non si può escludere che esista anche una responsabilità superiore, considerato che la Guardia costiera dipende dal ministero dei Trasporti, mentre il ministero degli Interni è diventato “super coordinatore” di sbarchi e soccorsi dei migranti”, scrivono deputati e senatori. Dopo aver studiato l’esposto, i magistrati dovranno valutare se trasmetterlo a Crotone per competenza territoriale.

Sul tema nasce anche uno scontro tra le sigle di rappresentanza dei magistrati: sabato il sindacato unitario di giudici e pm, l’Anm, aveva approvato un documento in cui sottolineava che “tutti, a cominciare dagli organi statali, hanno il dovere di adempiere agli obblighi di salvataggio in mare. L’obbligo è inderogabile e tutti ne debbono beneficiare, a prescindere dalla concreta possibilità dei singoli di restare in seguito sul territorio italiano legittimamente”. Due giorni dopo arriva la presa di distanza della corrente conservatrice, Magistratura indipendente, che attacca: “Riteniamo non sia appropriato che l’Anm intervenga su temi così controversi, come quello delle politiche dell’immigrazione, men che meno è consentito all’Anm emettere comunicati pro o contro l’indirizzo politico del governo. Così facendo, si determinano inutili tensioni istituzionali. E, cosa ancor più grave, si rischia di trasformare l’Anm in un “partito dei giudici” contrapposto a ben individuate forze politiche dell’arco parlamentare con intuibili effetti nocivi per la credibilità dell’intera magistratura”.

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