Roberto Speranza è tra gli indagati dalla procura di Bergamo sul caso della prima ondata di Covid-19 in Lombardia. L’ex ministro della Sanità ha parlato con i Pm giustificando le proprie azioni. «La bussola l’abbiamo sempre avuta e ci portava a difendere innanzitutto la salute delle persone. Ciò che ci mancava era il manuale di istruzione su come fronteggiare un virus sconosciuto».
«Il piano era datato e non costruito specificamente su un coronavirus ma su un virus influenzale», ha spiegato Speranza, chiarendo che l’attuazione del piano «è compito del direttore generale» della Prevenzione del Ministero (Claudio D’Amario, pure lui indagato).
Se «in futuro dovesse arrivare un virus diverso dal Covid19 ma sempre incidente sulle vie respiratorie, saranno i tecnici del ministero, come già avvenuto in questa occasione, a valutare se il Panflu (Piano pandemico influenzale) 2021-2023 o lo stesso piano covid sarà da attuare o meno. Ribadisco che non è una scelta politica ma tecnica».
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