Avevamo deciso di commentare quello che è accaduto a Cutro e pensavamo che il limite dell’indegnità fosse stato raggiunto, e invece dobbiamo registrare, mentre scriviamo, un nuovo terribile episodio che chiama in causa le oscene responsabilità delle autorità italiane, che sembrerebbe, dalle prime notizie frammentarie, abbiano ignorato la richiesta di soccorso che proveniva da un gommone alla deriva nelle acque Sar libiche con 47 persone a bordo che molto probabilmente sono annegate. Questa volta, a differenza del naufragio di Cutro, sembra ci siano state numerose e pressanti richieste di aiuto da parte delle ong e dei disperati che erano a bordo del gommone, puntualmente disattese dagli italiani.
Il resto di questa storia è prevedibile. Il governo, le autorità che avrebbero dovuto intervenire, si rimpalleranno le accuse, nel tentativo meschino di nascondere le responsabilità per quello che si configurerebbe come un vero e proprio reato, omissione di soccorso.
Quanti morti innocenti dovremo contare prima che questo Governo si accorga che soccorrere le persone in mare è un dovere morale, oltre che un obbligo giuridico?
Dopo la strage di Cutro ci eravamo chiesti, di chi è la responsabilità per quello che è accaduto? La risposta del Governo è stata univoca. La responsabilità è degli scafisti e quindi si sono varate delle norme più severe per colpirli e punirli, ma crediamo che la domanda sulla responsabilità non si possa eludere così semplicemente.
Per intanto la responsabilità implica una risposta di fronte a una domanda molto precisa. A quale domanda deve rispondere il Governo italiano?
La domanda è di una banalità sconcertante: aiuto! E la risposta alla chiamata della responsabilità della Destra al governo è spietata, brutale, primitiva. C’è una legge di natura che prevede che i più forti sopravvivono e i deboli soccombono. La visione del mondo della Destra è cinica, quanto coerente: la vita è lotta per la sopravvivenza, la Giustizia è la forza e il Diritto si piega di fronte alla forza. Il risultato di questa visione è sotto gli occhi di tutti: i bambini muoiono, perché non reggono le onde del mare e vengono travolti. Le parole del Ministro Piantedosi, nella loro crudezza sono significative. Chi nasce in Africa, perché la roulette demografica lo ha destinato in quella parte di mondo, in Africa deve morire, ciò che è, la povertà, le guerre, le malattie, sono la sua seconda pelle e ogni desiderio di riscatto, di emancipazione è ingiusto, perché la legge della Natura è immodificabile. I migranti, con la loro pervicacia, verranno puniti da quello stesso mare che hanno avuto la hybris di attraversare, e la loro morte sarà l’espiazione di una colpa che deve essere punita. E’ la natura matrigna di Leopardi che è indifferente alle sofferenze umane e che punisce inflessibilmente coloro che cercano piacere e felicità in questo mondo.
Tuttavia esiste anche una dimensione umana che lo stesso Leopardi aveva riconosciuto in una delle sue ultime liriche, la social catena contro l’orrore della vita.
A qualche chilometro più a Sud di Cutro, in quell’ultimo Sud che è la Calabria, c’è Riace, dove per qualche decennio si è tentata la strada dell’umanizzazione, contrastando l’idea che la Giustizia fosse un’utopia impossibile da realizzare. A Riace si era creato un villaggio globale, dove le persone venivano accolte sulla base di un principio di uguaglianza, partendo dall’idea che l’uomo può raddrizzare le storture del mondo attraverso la Cura, la solidarietà e la fratellanza. Di fronte allo sbandamento culturale, ideologico e storico della Sinistra, Riace ha rappresentato un modello e una speranza. Non tutto è perduto, i valori di umanità non sono contrattabili, ma sono fondanti dell’identità di quella parte che non vuole rassegnarsi all’ingiustizia di un mondo sempre più disuguale e brutale. Le politiche securitarie, basate sulla paura e sull’esclusione possono anche aumentare i consensi, ma hanno le gambe corte, sono prive di futuro, e i risultati sono quelli che registriamo ogni giorno, una regressione agli stadi primitivi della civiltà, dove l’unico principio è la mia vita contro la tua, la mia vita per la tua morte.
Sarà forse casuale che le due ultime tragedie del mare sono accadute quando Matteo Salvini è il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, e controlla quindi anche i porti e la Guardia di Finanza?
Lo stesso Salvini che in ogni circostanza ha dichiarato guerra alle ong, che hanno salvato migliaia di vite in mare?
Lasciamo le risposte alla sensibilità dei lettori e chiediamoci se siamo ancora in tempo per tornare a essere umani.
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