Giorgio La Malfa, ex ministro e leader dei repubblicani, in un’intervista a La Repubblica ha parlato dell’esperienza di governo di Giorgia Meloni, concentrandosi sulle recenti dichiarazioni della presidente del consiglio sulle Fosse Ardeatine.
«Nella sua lettura della storia, la premier Meloni raccoglie l’eredità culturale di Almirante». Nel ricorrere alla categoria dell’italianità «rintraccio una continuità culturale con Almirante, che era stato capo di gabinetto nella Repubblica di Salò. Il segretario del Msi aveva l’abitudine di nascondere le responsabilità della propria parte politica dietro la comune nozione di patria e di italianità: i repubblichini avevano combattuto per la patria, quindi erano meritevoli di rispetto e degni di legittimazione politica. Ma è un grave errore storico. Un conto è la pietà, che si rivolge a tutti i caduti. Altro conto è la parificazione delle opposte parti in lotta. La libertà di cui oggi godono gli italiani è il frutto del sacrificio degli antifascisti. Ma Meloni nei primi cinque mesi di governo non ha detto nulla sul fascismo».
Era già accaduto «nel primo discorso davanti al Parlamento: a proposito delle leggi razziali, ha parlato di una vergogna per tutto il popolo italiano. Questo dell’italianità è un trucco verbale. Ed era meditata anche la reazione alle polemiche sulle Fosse Ardeatine, `forse che gli antifascisti non erano italiani?´. Anche questo mi ha ricordato Almirante. In modo molto accorto, nei suoi discorsi faceva considerazioni positive sul fascismo. Poi, davanti alle polemiche, reagiva candido: ma perché? Cosa ho detto?». Fini «riconoscendo il valore storico dell’antifascismo ha rotto con l’eredità di Almirante. Meloni è tornata indietro».
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