Ora che Elly Schlein ha annunciato i nomi della nuova segreteria, formata da 10 donne e 10 uomini, la linea programmatica del nuovo Pd è tracciata. In un’intervista a Il Riformista, il senatore democratico Luigi Zanda ha parlato della nuova segretaria.
«E’ troppo presto per dare un giudizio serio sulla segreteria di Schlein. I primi sondaggi non valgono nulla. E anche il cattivo risultato in Friuli conta poco. Quello che si può dire è che Schlein ha dato una scossa a un Partito democratico che sonnecchiava e ha portato via qualche voto ai 5 stelle, e questo è un buon inizio. Ma Elly Schlein è ancora una incognita».
E’ un’incognita «perché enuncia questioni condivisibili ma sappiamo ancora molto poco su cosa pensa in tema di economia, occupazione, sviluppo, giustizia, sicurezza. I grandi leader hanno una visione del futuro. Schlein deve ancora mostrare qual è la sua».
«La prima questione politica è che dopo le doppie primarie, prima tra gli scritti e poi aperte a tutti, adesso si faccia strada una tentazione, anche inconscia, di trasformare il Pd da partito in movimento. Questa sarebbe una scelta pericolosa. Perchè i movimenti hanno i piedi d’argilla. Sono comitati elettorali. Sono leaderistici (…). I partiti di cui parla la Costituzione all’articolo 49 sono una cosa molto diversa dai movimenti». Zanda prosegue: «Il secondo grande tema politico che mi piacerebbe poter sottoporre a Elly Schlein è quello del rinnovamento del Partito democratico. Per costruire il futuro di un grande partito è sempre necessario conoscerne il passato, senza cedere mai a tentazioni autoassolutorie».
«Nella passata legislatura abbiamo governato e partecipato a maggioranze insieme proprio agli avversari che avevamo combattuto sino a pochi mesi prima. Sono state scelte politiche del vertice del partito dovute a valutazioni contingenti ma che dai nostri organismi dirigenti non sono mai state veramente analizzate né nelle loro ragioni né nelle loro conseguenze (…). Penso che Schlein farebbe bene ad aprire nel partito una profonda riflessione sulla linea politica partendo dall’analisi delle vicende della nostra breve storia. Farebbe un grave errore se pensasse che i nostri nodi sono stati tutti risolti con il risultato contraddittorio delle due votazioni delle primarie».
«Sulla politica estera Schlein è stata sbrigativa. Perché sostenere che l’Ucraina va aiutata è un passaggio obbligato (…). Il punto centrale è la giusta e condivisa aspirazione della pace. Ma quale pace vuole il Pd? Questo è il punto. La pace di Putin o la pace di Zelensky?».
«La politica estera è fatta di scelte moto complesse che non si possono eludere e risolvere con un voto in Parlamento sugli aiuti all’Ucraina: La politica estera ha anche riflessi sulla politica interna». Vale a dire? «Seguire le furbizie molto equivoche di Conte fa male al Partito democratico. L’Italia è dentro una alleanza politica e militare (…) per l’Italia l’unica seria iniziativa per la pace sarebbe quella di promuovere una grande campagna per l’unità politica dell’Europa».
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