Mentre il suo governo e i suoi esponenti continuano ogni giorno a mostrare la loro faccia reazionaria e retrograda, in un’intervista a Il Foglio Giorgia Meloni annuncia di voler rilanciare e cambiare il destino dell’Italia, stipulando un fantomatico nuovo patto con l’Europa.
“Il Pnrr è una sfida per tutti, ma alcune cose vanno dette: lo abbiamo ereditato dai precedenti governi e il tentativo di mettere sulle spalle del mio esecutivo il peso di scelte sbagliate e ritardi ha il fiato corto. Gli italiani sanno benissimo come stanno le cose. Detto questo, siamo guidati dall’interesse nazionale, dunque faremo tutto quello che serve per raggiungere gli obiettivi fissati”.
“Stiamo lavorando con la Commissione europea e intendiamo avvalerci di tutti i mezzi a nostra disposizione per realizzare le opere e fare le riforme necessarie. Le tre priorità del Pnrr? In realtà è una: non perdere soldi. E noi questo faremo, riportando le cose alla loro dimensione di progettazione e fattibilità”.
“Il Mes è stato concepito quando eravamo in un altro mondo e nemmeno allora è stato utilizzato. Si tratta di uno strumento, non di una religione, e gli strumenti devono essere aggiornati, utili ed efficaci. Se invece il Mes si trasforma in un veicolo per la crescita – cioè quello di cui oggi ha bisogno un’Europa che affronta l’impatto economico della guerra in Ucraina con l’affrancamento dalla Russia, la concorrenza tra blocchi e i cambiamenti profondi provocati dalla pandemia, pensi all’impatto sul commercio al dettaglio, all’esplosione del commercio digitale e alle modalità di lavoro flessibile – allora siamo pronti a discutere. Questa è la linea del mio governo. Far proprio uno strumento obsoleto non mi pare un’operazione lungimirante. Sono cose che condividono anche altri Stati che hanno ratificato il Mes. Per l’Italia è una questione di obiettivi, di merito e sostanza, non di forma”.
La presidente del Consiglio ha parlato anche del tema immigrazione.
“L’immigrazione non è un tema a parte rispetto al quadro geopolitico generale: il conflitto in Sudan, la presenza del gruppo Wagner in Africa, come ha ricordato il presidente Mattarella, sono un altro capitolo della lunga guerra tra potenze vecchie, nuove, emergenti così come lo è la guerra in Ucraina. Nell’ultimo Consiglio europeo questo dato di realtà è emerso con chiarezza e abbiamo accolto con soddisfazione il dibattito per la qualità e le decisioni che sono maturate. Ho informato i partner europei e non solo ho trovato ascolto, ma piena collaborazione. Tutti ora sanno quali sono i problemi e le dimensioni della sfida. Non è più tempo di discutere, ma di agire”.
“L’Unione europea ha dato una prima risposta alle nostre analisi e proposte: in soli due Consigli a Bruxelles, quello del 9 febbraio e quello del 23 marzo, siamo riusciti a far cambiare paradigma. Noi abbiamo chiuso l’era in cui l’Italia taceva: rivendichiamo il nostro ruolo attivo e chiediamo che anche gli altri Stati – sottolinea Meloni – costruiscano con noi una nuova politica migratoria europea”.
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