Una mossa propagandistica per non lasciare agli ‘odiati’ sindacati (Cgil in primis) il palcoscenico del Primo Maggio, visto che la destra al potere ricalca le metodologie dell’Istituto Luce, convinta che la magnificazione delle (false) gesta patriottiche di questi politicamente scappati di casa possa convicnere la gente a votarli di nuovo. Giorgia Meloni per questo ha scelto di convocare il Cdm il Primo Maggio.
Eppure Giorgia Meloni ha contrastato tutte le politiche in favore delle fasce più deboli per favorire i ricchi, gli evasori fiscali e tutte le corporazioni amiche (vedi balneari e tassisti) al quale convedere favori che danneggiano l’interesse generale.
“Crediamo che i primi a dover dare l’esempio debbano essere quelli come noi che, in fondo, sono dei privilegiati“, afferma il presidente del Consiglio in un’intervista a Milano Finanza. “Ho dunque deciso di tenere un Cdm in questa giornata dove tanti italiani saranno comunque sul posto di lavoro, tra le forze dell’ordine, tra chi si prende cura dei malati negli ospedali, nei trasporti, nei ristoranti, negli alberghi, nei luoghi della cultura, compresi i tecnici impegnati in Piazza San Giovanni nel Concertone del Primo Maggio. È una giornata importante che il governo dedicherà al lavoro, prendendo decisioni sul lavoro”.
“Al lavoro per risolvere le criticità legate al Pnrr”
Per quanto riguarda il Pnrr, governo e maggioranza “stanno lavorando con la Commissione Ue per risolvere alcuni problemi strutturali”, sottolinea la premier. “Ma il Pnrr, sia chiaro, non è un problema, ma una grande opportunità che il governo non si lascerà sfuggire, nonostante errori e ritardi che ha ereditato. Per questo siamo al lavoro per rimodulare il piano e risolvere le criticità, puntando su quei progetti per i quali i finanziamenti possono essere spesi entro la scadenza del Piano”.
Il nodo Superbonus
Quanto al Superbonus, il governo “ha avuto il coraggio di correggere un intervento che, per come era concepito, era sicuramente politicamente molto vantaggioso per pochi ma disastroso per i conti pubblici, che ha creato e rischiava di continuare a creare seri problemi alla finanza pubblica”, prosegue la Meloni. “La nostra scelta di portare il credito fiscale al 90% e bloccare il meccanismo della cessione del credito per i nuovi interventi, è stata una decisione doverosa e responsabile, preoccupandoci al contempo sempre di tutelare tutti i soggetti coinvolti, sia imprese sia cittadini, e di risolvere il problema dei crediti fiscali incagliati”.
La decisione di tenere il Cdm il Primo Maggio
Ai ministri lo aveva anticipato già all’ultimo Consiglio dei ministri: la prossima riunione si farà “il Primo Maggio”. È il segnale che Giorgia Meloni punta a dare riguardo l’attenzione del governo per il mondo del lavoro, con il varo di un decreto legge, un “decretone lavoro” che, con ogni probabilità, irrobustirà le buste paga dei dipendenti a basso reddito con un nuovo taglio del cuneo fiscale. L’idea, raccontano, è stata proprio della leader di Fratelli d’Italia: riunire i ministri nel giorno della Festa del Lavoro, un unicum almeno negli anni più recenti, è un gesto “simbolico”, ripetono dall’esecutivo, che segna in modo “chiaro” la direzione di marcia. E che “fa sua” una giornata storicamente afferente alla galassia della sinistra.
Cosa tratterà il Cdm
L’ordine del giorno del Cdm non è stato ancora fissato, ma i temi sul tavolo sono noti. Per il cuneo l’idea è quella di intervenire sulla falsariga di quanto già fatto per il 2023 in manovra, incidendo sulle buste paga probabilmente già a partire dal mese di maggio. Anche se non si esclude qualche aggiustamento del meccanismo che, “potrebbe anche essere di due punti” di taglio per qualcuno, come ha detto in audizione il ministro Giancarlo Giorgetti. Secondo i calcoli della Banca d’Italia, potrebbe portare una sforbiciata di 200 euro all’anno. Ma la misura dovrebbe essere transitoria per gli otto mesi che mancano di qui a fine 2023, poi con la Manovra si vedrà. Si arriverebbe intanto a un taglio di 4 punti per i redditi sotto i 25mila euro, come ha osservato Confindustria che plaude alle intenzioni ma chiede di più, come i sindacati.
Il Reddito di cittadinanza
Meno indolore sarà invece la riforma del Reddito di cittadinanza, su cui sono puntati anche gli occhi delle opposizioni. Secondo le ultime bozze circolate la misura di sostegno alle fasce più fragili si dividerà in tre: da un lato la Garanzia per l’inclusione (Gil) dall’altra due strumenti per le politiche attive del lavoro, la Prestazione di accompagnamento al lavoro (Pal, transitoria fino a fine anno) e la Garanzia per l’attivazione lavorativa (Gal). Saranno rivisti, al ribasso, gli importi per i cosiddetti “occupabili” che avranno al massimo 350 euro al mese e dovranno accettare le proposte di lavoro di almeno un mese pena la decadenza dal beneficio. Col decreto si dovrebbe anche sanare il buco normativo creato con la Manovra, che aveva cancellato il reato per chi riceveva indebitamente l’assegno, con un inasprimento delle sanzioni per dichiarazioni false e truffe con pene fino a sei anni di carcere.
Le altre misure
In via di valutazione anche una serie di altri interventi, dalla tutela dell’Inail agli studenti impegnati nel percorso scuola-lavoro, agli incentivi per le assunzioni dei neet under 30, fino al raddoppio della soglia delle deduzioni per i contributi di colf e badanti. Tutte misure che devono fare i conti con le coperture.
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